Malgrado gli attacchi, il patriarca Sfeir rinnova il suo appoggio al Tribunale internazionale
Cresce in Libano la tensione intorno alla Corte sostenuta dall’Onu, dopo le indiscrezioni per le quali starebbe per accusare esponenti di Hezbollah di essere coinvolti nell’attentato contro Rafic Hariri. Il capo del movimento: “taglieremo la mano” di chiunque tenterà di coinvolgerci.
Beirut (AsiaNews) - Continua a essere alta la tensione intorno al Tribunale speciale per il Libano, la corte sostenuta dall’Onu che si prepara a rendere noti i nomi di coloro che essa accusa di aver preso parte all’attentato che il 14 febbraio 2005 ha ucciso l’ex premier Rafic Hariri e altre 22 persone.
Ancora oggi ne ha difeso il ruolo il patriarca maronita Nasrallah Sfeir che, partendo per il Vaticano, ha detto in proposito: “giustizia sarà fatta”. Le parole del porporato seguono di poco quelle dell’attuale premier, Saad Hariri - figlio di Rafic - che ha rinnovato il suo sostegno al Tribunale e fanno da contraltare al tono minaccioso usato dal massimo esponente di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, per il quale il Partito di Dio “taglierà la mano” di chiunque tenterà di coinvolgere un membro del gruppo.
Le parole del capo di Hezbollah si riferiscono alle indiscrezioni secondo le quali il Tribunale si prepara ad accusare - forse già questo mese e comunque entro dicembre – uno o più aderenti al gruppo di aver preso parte all’attentato contro Hariri. In proposito, la settimana scorsa il Wall Street Journal ha scritto che tra gli imputati ci sarebbero “tra due e sei” esponenti del movimento sciita, compreso Mustafa Badreddine, cognato di Imad Mugniyeh. Mugniyeh era il capo militare di Hezbollah. Accusato dagli americani di essere coinvolto in una serie di sanguinosi attentati, è stato a sua volta ucciso nel 2008, a Damasco, in un misterioso attacco.
Quanto detto oggi dal card. Sfeir, non fa che ribadire il sostegno del patriarca maronita alla corte internazionale, che nei giorni scorsi gli è costato alcuni attacchi di stampa. Attacchi che il patriarca ieri ha detto di prevedere che “continueranno di più”, ma non gli faranno fare marcia indietro. In questo quadro rientrano anche le voci che vorrebbero il porporato al centro di un incontro in Vaticano per parlare delle sue “dimissioni”. Cosa, quest’ultima, che lo stesso cardinale ha seccamente smentito.
Le ultime dichiarazioni del segretario generale di Hezbolla – che ha ai suoi ordini una forza militare superiore a quella dell’esercito libanese – si uniscono alla campagna che egli ha lanciato da quando si parla di accuse al suo movimento e che lo hanno visto invitare al boicottaggio del Tribunale e dare del traditore a chiunque gli dia collaborazione. E ciò perché la Corte sarebbe, in sostanza, al sevizio di stati Uniti e Israele.
Da dove il comandante dell’esercito, generale Gabi Ashkenazi, secondo quanto riferito ieri dalla Radio militare, ha espresso l’ipotesi che Hezbollah potrebbe rispondere con un colpo di Stato al coinvolgimento di suoi esponenti nell’attentato del 2005. (PD)
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