Malaysia, religioni unite nella lotta alla corruzione
I leader delle varie comunità la definiscono un peccato mortale e annunciano una campagna comune per sradicare dal Paese il diffuso fenomeno.
Kuala Lumpur (AsiaNews/Scmp) - Il primo ministro malaysiano, Abdullah Badawi, ha trovato l'appoggio dei leader religiosi locali nella lotta alla corruzione diffusa nel Paese. Con un'iniziativa senza precedenti i rappresentanti musulmani, cristiani, indù, buddisti e sikh all'unanimità hanno definito la corruzione un peccato mortale. Essi si sono impegnati a combattere il problema dal pulpito e a dare il via a una campgna di sensibilizzazione nelle rispettive comunità. Le dichiarazioni sono arrivate il 24 novembre al termine della due gironi intitolata "Il ruolo della religione nelle strategie anti-corruzione".
"La nostra campagna - spiega il leader indù, K. Dhamaratnam - spiegherà alla gente che prendere e offrire tangenti è un peccato mortale". "C'è bisogno di instillare il timore di Dio per sradicare la corruzione", conclude.
Uno studio condotto dal governo e pubblicato nel 2004 rivelava che la corruzione è diffusa nel settore pubblico e privato; questa pratica è così frequente che molti malaysiani pensano sia un mezzo normale per fare affari. Una recente ricerca accademica ha mostrato che la maggior parte degli studenti non laureati non si fa scrupolo ad accettare o pagare tangenti.
Secondo Param Cumaraswamy, presidente della Malaysian Society for Transparency and Integrity, "utilizzare la religione contro la corruzione potrebbe dare buoni risultati, perché i rappresentanti religiose hanno una grande autorità morale nella nostra società".
Gli investitori esteri e l'opposizione nel Paese accusano il premier Badawi di non fare abbastanza verso questo problema. Mercoledì scorso, 23 novembre, il governo ha annunciato che offrirà protezione a coloro che denunciano illeciti; le autorità sperano che il provvedimento incoraggi un maggior numero di malaysiani a riferie casi di corruzione alla polizia.
04/04/2022 12:55