Malaysia, modella beve birra: condannata alla fustigazione secondo la shariah
La donna, 32 anni, non presenterà ricorso e accetta la punizione. La legge islamica vieta la consumazione di alcolici. Il pubblico ministero afferma che la condanna è a scopo “educativo”. Il bastone usato per frustarla sarà “più leggero” di quello per gli uomini.
Kuala Lumpur (AsiaNews/Agenzie) – Una modella musulmana è stata condannata alla galera e alla fustigazione per aver bevuto una birra. È la prima donna, in Malaysia, a subire una simile punizione per aver infranto la legge islamica che vieta di consumare alcolici, a maggior ragione se si tratta di una donna.
Kartika Sari Dewi Shukarno, 32 anni e modella part-time (nella foto), ha ammesso la propria colpa davanti ai giudici che, questa mattina, l’hanno punita secondo i dettami della Shariah. Nel 2008 la donna era stata sorpresa mentre consumava una birra in un locale notturno nello stato orientale di Pahang. Nel luglio scorso una corte islamica aveva emesso una condanna al carcere e alla fustigazione; oggi il pubblico ministero ha confermato la sentenza, contro la quale Kartika non presenterà ricorso.
Il prossimo 24 agosto la modella musulmana sarà rinchiusa in un carcere femminile e rimarrà in prigione una settimana, il tempo necessario per scontare la punizione. L’alta corte islamica di Pahang ha precisato che le sei frustate verranno impartite “con una canna di malacca” ed è compito delle autorità carcerarie decidere “quando impartire le frustate”.
Saiful Idham Sahimi, pubblico ministero del tribunale, conferma che Kartika sarà la prima donna a essere fustigata in base a una sentenza emessa in accordo alla Shariah. “È il primo caso – commenta il magistrato – in Malaysia… è una giusta punizione perché, in base alla legge islamica, una persona che beve commette un crimine molto grave”.
Dopo aver ricevuto le frustate, la donna verrà rilasciata “appena possibile”. Il pubblico ministero aggiunge che il bastone usato per picchiarla sarà più leggero di quello degli uomini. Lo scopo è quello di “educarla”, più che punirla.
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