Maghar: cristiani chiedono a Israele di pagare i danni delle violenze
Maghar (AsiaNews) Alcune famiglie cristiane del villaggio di Maghar hanno citato in giudizio lo stato di Israele per ottenere il risarcimento dei danni subiti nelle violenze della scorsa settimana, quando i drusi hanno saccheggiato e incendiato decine di abitazioni e negozi cristiani.
Nel villaggio in Galilea "gli animi sono ancora caldi" e si teme l'esodo dei cristiani da Maghar. Ogni giorno 10-12 persone ricorrono agli aiuti degli psicologici per i traumi delle violenze: "I bambini piccoli si svegliano di notte urlando: Drusi! Fuoco!". Lo racconta ad AsiaNews un testimone oculare che ha voluto mantenere l'anonimato perché "qui c'è ancora tensione e noi cristiani abbiamo paura".
I cristiani del villaggio, situato a 40 km da Nazareth, accusano la polizia israeliana di "essere rimasta a guardare" mentre i drusi hanno saccheggiato 125 fra negozi e case e distrutto 180 auto. Nei due giorni di violenza (qui è possibile vedere le foto dei saccheggi) le forze di sicurezza locali non sono intervenute, anzi il piccolo contingente di polizia presente a Maghar è stato ritirato. Solo il 3° giorno sono giunti nella cittadina 300 poliziotti per sedare i drusi, ma oramai la maggior parte dei danni erano già stati fatti.
Per questo 15 famiglie cattoliche (i cristiani di Maghar sono tutti greco-cattolici melchiti) hanno già chiesto al tribunale di Haifa che lo stato di Israele risarcisca loro i danni subiti. L'accusa: non aver garantito ai cristiani la sicurezza personale e dei propri beni. Queste famiglie "si sono rifugiate da parenti e amici ad Haifa" racconta il testimone ad AsiaNews "perché hanno perso case e negozi negli attacchi dei drusi". I danni dei 2 giorni di violenze sono stati stimati 150 milioni di shekel, pari a oltre 26 milioni di euro. Molti altri cristiani stanno preparando le loro denunce per farsi risarcire dallo stato i danni subiti dai drusi. Domenica scorsa il nunzio apostolico in Israele, mons. Pietro Sambi, aveva portato la solidarietà del papa ai cattolici di Maghar e aveva chiesto il risarcimento per i saccheggi subiti dai cristiani del villaggio.
Nei giorni scorsi al parlamento israeliano si è tenuto un summit dei responsabili nazionali e locali per discutere della situazione di Maghar. Il ministro della Sicurezza interna Gideon Ezra ha dichiarato che i cristiani del villaggio dovrebbero essere ricompensati per i loro beni distrutti, mentre Ophir Paz-Pines, ministro degli Interni, ha assicurato che il governo si incaricherà di restaurare i luoghi religiosi danneggiati nel villaggio. La chiesa di San Giorgio era stata persa a sassate e aveva riportato danni alla facciata e alle vetrate.
Il capo del Comitato per gli Affari interni della Knesst Raleb Majadele ha deplorato il mancato intervento delle forze di polizia durante le violenze: "E' insopportabile che durante gli scontri la polizia sia rimasta da una parte a guardare senza fare niente" ha dichiarato Majadele. Nelle violenze ci sono stati anche 12 feriti; i cristiani non hanno risposto agli attacchi dei drusi.
I cattolici di Maghar hanno accolto con freddezza i risultati del summit politico: "Sono passate due settimane dalle violenze" afferma un testimone oculare. "Nessuno però ha dato una soluzione concreta ai problemi della nostra gente: migliaia di persone hanno perso le loro case e attività, sono fuggite nei paesi e città vicini, i nostri bambini non vogliono andare a scuola perché hanno paura. I capi drusi" conclude il cattolico di Maghar "hanno condannato le violenze degli esagitati, ma nessuno ci ha chiesto scusa". (LF)