Madre Teresa e Nirmal Hriday: il miracolo della gioia nella Casa dei morenti
di Nirmala Carvalho
È la prima casa aperta dalla beata di Calcutta. Raccoglie malati terminali (Aids, cancro, tubercolosi) e moribondi. L’odore della morte non toglie la gioia. Oggi vi lavorano 5 suore e alcuni volontari, anche indù. Vi è pure la stanzetta usata da Madre Teresa, venerata come un santuario.
Calcutta (AsiaNews) – Un luogo per i morenti che produce la gioia: è qualcosa che sfida la logica umana. Eppure è questa l’esperienza che si compie quando si va in visita al Nirmal Hriday, la Casa del cuore puro, vicino al famoso tempio della dea Kali a Calcutta.
Questo è il primo ospizio fondato da Madre Teresa nel 1952, per raccogliere, curare, pulire i moribondi abbandonati nelle strade della metropoli bengalese.
Una volta la Madre ha calcolato: “Abbiamo raccolto dalle strade di Calcutta 54 mila persone; almeno 23 mila sono morte in questa Casa a Kalighat. Quando la gente muore in pace, nell’amore di Dio, è un fatto meraviglioso. Vedere i nostro poveri riuniti con le loro famiglie, è davvero bello. La gioia dei poveri è così pulita, trasparente. I più poveri sanno cos’è la vera gioia”.
Era il 1989. Ancora oggi si rinnova il miracolo o il paradosso della gioia nella casa dei morenti. Sr Glenda, 57 anni, è missionaria della Carità da 33 anni. Da cinque è superiora a Nirmal Hriday. Anche lei non sembra toccata dall’odore della morte e della malattia.
“È una gioia poter essere qui – racconta ad AsiaNews -. Ogni giorno siamo visitate da Gesù, che viene nel corpo degli abbandonati. Noi li accogliamo con gioia, li serviamo con gioia, li puliamo, li ascoltiamo con gioia e li prepariamo a ritornare a Dio con la gioia nel cuore e il sorriso sulle labbra. Questo lavoro ci porta la benedizione della gioia”.
“Questa Casa – spiega – è stato il primo amore della Madre. La congregazione delle missionarie della Carità è cominciata da qui. Kalighat è la fonte di tutte le benedizioni e le grazie”.
Attualmente la Casa ospita 110 moribondi, affetti da diverse malattie terminali come Aids, cancro, tubercolosi. Nella casa sono ospitati anche molti malati abbandonati per le strade.
Tutto questo lavoro è svolto dalle suore e da diversi volontari. “Qui siamo cinque missionarie della Carità e condividiamo il lavoro con volontari e collaboratori. Anch’essi vivono della pace e della gioia della Casa.
“Alcuni di questi collaboratori – dice sr Glenda – vengono qui fin dall’inizio, dai tempi della Madre: aiutano a pulire le ferite, fasciare e curare i malati, a nutrirli.
Vi è una coppia di indù benestanti, il sig. e la sig.ra Agarwalla che vengono qui dai tempi della madre. Ora essi hanno 85 e 77 anni. Il sig. Agarwalla fa assistenza, la signora ci aiuta nella registrazione. I malati li aspettano ogni giorno con gioia. La sig.ra Agarwalla parla con loro con tenerezza. Siccome conosce inglese, hindi, bengali e rajasthani, riesce a comunicare con molti di loro e a lei, molti aprono il loro cuore”.
Nirmal Hriday era parte del tempio indù dedicato a Kali. A quanto pare, questo nuovo uso dei locali del tempio non ha mai creato alcun problema. “Al contrario - afferma sr Glenda – i nostri donatori sono tutti indù e non vi è mai stata alcuna resistenza alla nostra presenza qui. Madre Teresa era molto amata e riverita dagli indù. La benedizione che sorge da Nirmal Hriday è anche per loro”.
Al primo piano della Casa vi è ancora la piccola stanza che la Madre usava. “È una stanza piccolissima – spiega la suora – con un armadietto, un tavolo e una sedia. Vi sono anche le pantofole che lei indossava e i suoi occhiali. Questa stanza è come un santuario: la gente viene e prega la Madre”.
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