Ma per l'Islam radicale le spiegazioni del Papa non bastano
Beirut (AsiaNews) Una giornata di collera, la richiesta di rompere le relazioni diplomatiche con la Santa Sede, immagini di Benedetto XVI date alle fiamme, affermazioni di rapporti tra il Papa, gli Usa ed il sionismo, minacce. Per l'Islam radicale, le parole dette ieri da Benedetto XVI per spiegare il suo pensiero sull'islam, o "non bastano" o comunque non hanno importanza.
Una chiamata ad una "Giornata di collera pacifica", per venerdì prossimo, è stata lanciata a nome dell'Unione mondiale degli ulema, da un religioso del Qatar, Youssef Al-Qaradawi. Intervistato ieri da Al Jazeera, Al-Qaradawi ha spiegato che Benedetto XVI "non si è scusato" e che quindi i musulmani di tutto il mondo dovrebbero mostrare la loro collera, con "manifestazione e sit-in, da fare all'interno delle grandi moschee, per un'ora, al termine della preghiera" e prima che cominci il Ramadan. "Ma ha precisato senza attaccare una qualsiasi chiesa o luogo di culto o beni altrui". Egli ha infine invitato gli ambasciatori di Paesi islamici in Vaticano a protestare "fermamente, per iscritto" ed a boicottare le cerimonie della Santa Sede. Su questo stesso piano, in Egitto, alcuni deputati hanno chiesto il congelamento delle relazioni diplomatiche col Vaticano.
Le parole dette ieri da Benedetto XVI non appaiono "scuse" neppure ad un portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhuri, né da quello del governo iraniano Gholam-Hossein Elham, secondo il quale le precisazioni fatte ieri da Benedetto XVI "erano necessarie, ma non sufficienti". Dall'Iran si è levata anche la voce della "Guida suprema", Ali Khamenei, secondo il quale le parole del Papa sono "l'ultima maglia" della catena rappresentata da una "crociata americano-sionista" contro l'islam, cominciata con l'invasione dell'Iraq nel 2003 e della quale fanno parte le caricature contro Maometto e le dichiarazioni di alcuni politici occidentali. "L'aspetto più importante del progetto ha sostenuto è di creare delle crisi fra le religioni" per "ottenere i loro obiettivi satanici". A tale scopo, Khamenei ha invitato a comprendere "il Grande Satana", cioè gli Stati Uniti, nelle manifestazioni contro il Papa.
Il "sionismo" è stato chiamato in causa, oggi, anche da alcuni deputati giordani, musulmani e cristiani, che hanno preso parte ad un sit-in di protesta convocato ad Amman da 14 sindacati professionali e che ha raccolto una cinquantina di persone. Le parole del Papa, secondo i manifestanti, "alimentano una feroce campagna di odio lanciata dal sionismo internazionale contro la nostra nazione e il nostro futuro". Un deputato cristiano, Awdeh Kawass, ha sostenuto che le critiche di Benedetto XVI "sono insultanti per tutti gli arabi, musulmani come cristiani. Le giustificazioni che ha dato sono insufficienti". Per il giornale saudita Al-Youm, poi, le parole di Benedetto XVI "non sono un normale errore" e sono "in totale accordo con le idee dell'estrema destra degli Stati Uniti sul conflitto di civiltà".
Persino il responsabile ufficiale dei controllatissimi musulmani cinesi, Chen Guangyuan, ha voluto far sentire la sua voce, per affermare che Benedetto XVI ha insultato "in una volta l'islam e il profeta Maometto".
A Bassora, in Iraq, circa 500 manifestanti hanno bruciato un immagine di Benedetto XVI. La sezione irachena di Al Qaeda ha sostenuto che "il Papa deve prepararsi alla sconfitta che vedete tutti i giorni in Iraq, Afghanistan e Cecenia". Un altro gruppo terrorista, "Ansar al-Sunna", lancia su internet minacce all'Occidente ed in particolare all'Italia: "in risposta alla vostra arroganza, non vi riserviamo che la spada".
In Indonesia, un altro gruppo radicale, il Fronte per la difesa dell'islam, ha lanciato un appello a "crocifiggere il papa".