05/05/2007, 00.00
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L’imperatore Hirohito contro i criminali di guerra allo Yasukuni

di Pino Cazzaniga
Dai diari di un suo assistente è emersa la sua opposizione a portare nel santuario le persone condannate dal tribunale internazionale. Appurato anche il coinvolgimento del governo nella scelta di onorare tali criminali.
Tokyo (AsiaNews) - L’imperatore Hirohito si era rammaricato per l’inserimento dei grandi criminali di guerra (detti di classe A) nel santuario Yasukuni, dove sono onorati 2 milioni e 400mila militari morti in guerra, e aveva anche espresso preoccupazione per le reazioni negative in Asia. Lo si è saputo dagli estratti del diario di un suo stretto assistente, resi noti nei giorni scorsi.
Autore del diario è Ryogo Urabe, sovrintendente dell’agenzia della famiglia imperiale dal 1969 al 1988 e poi consigliere speciale dell’imperatore defunto. Urabe ha iniziato a scrivere il diario l’anno della sua nomina a gran ciambellano e l’ha concluso nel 2002. Un mese prima della sua morte (marzo 2002) ne ha consegnato il manoscritto al direttore del quotidiano Asahi Shimbun autorizzandone la pubblicazione.
Nell’annotazione del 31 luglio 2001 si legge: “La circostanza diretta che ha indotto sua maestà a sospendere le visite al santuario Yasukuni è stato il fatto che l’imperatore era dispiaciuto che vi si onorassero anche i criminali di guerra classe-A”.
In data 28 aprile 1988 Urabe aveva scritto che l’imperatore, in un incontro con lui, aveva accennato all’onore reso ai criminali di guerra nello Yasukuni, alla condanna da parte della Cina e ai controversi commenti di Seisuke Okuno, allora membro del governo, che aveva tentato di giustificare l’invasione della Cina. Nello stesso giorno Tomohiko Tomita, successore di Urabe nella direzione dell’agenzia imperiale, ha annotato nel suo diario che l’imperatore (Hirohito) aveva deciso di non visitare più il santuario dopo che vi erano stati portati 14 criminali di guerra. In effetti, la sua ultima visita risale al novembre 1975. L’imperatore Hirohito è morto il 7 gennaio 1989.
I due diari sfatano l’opinione che l’imperatore avesse sospeso le visita allo Yasukuni per opportunismo diplomatico e che l’inserimento nel santuario dei condannati dal tribunale internazionale di Tokyo fosse stata iniziativa delle autorità religiose del tempio senza che fosse implicato il governo.
Recentemente la conferma dell’implicazione governativa nel controverso inserimento è venuta anche da documenti ufficiali. In seguito alle polemiche suscitate dalle annuali visite allo Yasukuni da parte dell’ex primo ministro Junichiro Koizumi, parecchi parlamentari hanno chiesto alla biblioteca nazionale della Dieta (parlamento) materiale d’archivio che permettesse di conoscere la storia dello Yasukuni. La biblioteca ha iniziato a raccogliere il materiale richiesto nel gennaio del 2006..Da quanto recuperato appare che nel 1966 il ministero della salute pubblica ha mandato una lista dei criminali di guerra classe-A da inserire nel santuario. In un incontro tenuto nel gennaio del 1969 il ministero e le autorità del tempio hanno acconsentito l’inserimento, che , però, non doveva essere reso pubblico. Per questo le tavolette-memoriali dei condannati sono state segretamente poste nello Yasukuni nell’ottobre del 1978. L’anno seguente i media hanno reso noto il fatto.
Il quotidiano The Japan Times commenta: “La stretta relazione tra il governo e lo Yasukuni deve essere considerata una violazione della separazione tra religione e Stato, un principio fondamentale della Costituzione”.
 
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