L’impegno di un’organizzazione sanitaria cattolica indiana con i malati di Aids
Secunderabad (AsiaNews) – La Catholic Health Association of India (Chai), una delle più grandi organizzazioni non governative mondiali nel settore della sanità, ha stabilito – nel corso della riunione generale – di rafforzare i programmi relativi ai pazienti affetti da virus Hiv. L’incontro si è svolto il 22 e il 23 ottobre passati, nel Centro di formazione di Deva Yamjal, a Secunderabad (Andhra Pradesh). Più di 556 membri, tra vescovi, sacerdoti, suore e laici, hanno partecipato alla riunione. Tre erano i temi importanti di cui i partecipanti hanno discusso: le opportunità d’intervento sanitario a livello regionale, nazionale e internazionale; il Chai ieri, oggi e domani; i progetti in corso dell’organizzazione.
P. Mukundev Boloiarsingh, un delegato dell’Orissa, ha detto ad AsiaNews: “Un dato certo è che il numero di casi di Hiv sta crescendo nel Paese, e abbiamo bisogno di raggiungere tutti. Inoltre, dobbiamo educare le persone sul tema dell’Aids: la prevenzione, ma anche a non discriminare i malati”. Numerosi sono stati i casi di persone infette allontanate dalle proprie famiglie e dalle comunità; ad alcuni sono state rifiutate le cure mediche necessarie; in alcuni casi, addirittura, sono stati negati gli ultimi riti prima di morire.
L’India conta 1 miliardo di abitanti, di cui circa la metà sono adulti in fascia d’età sessualmente attiva. Il primo caso di Aids nel Paese è stato rilevato nel 1986, e da allora l’infezione da Hiv è stata riscontrata in tutti gli Stati e territori dell’Unione. La diffusione del virus in India non è stato uniforme: anche se il tasso di infezione è basso, certe zone sono state più colpite di altre. Le epidemie di Hiv più gravi sono in Andhra Pradesh, Maharashtra, Tail Nadu e Karnataka a sud, e in Manipur e Nagaland nel nord-est. Le categorie più colpite sono gli eterosessuali (un’incidenza dell’80%), i consumatori di stupefacenti e la prostituzione di entrambi i sessi.04/05/2019 09:00
30/11/2005