23/08/2010, 00.00
KIRGHIZISTAN
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L’esercito kirghiso ha partecipato alle violenze etniche di giugno

Lo accusa il gruppo Human Rights Watch, che ha acquisito centinaia di testimonianze oculari, foto e filmati anche dal satellite. Veicoli blindati dell’esercito hanno spazzato via le barricate uzbeke e lasciato campo libero alle aggressioni. La richiesta di indagini internazionali.
 Bishkek (AsiaNews/Hrw) – Reparti dell’esercito hanno facilitato il massacro degli etnici uzbeki, durante le violenze esplose nel giugno 2010 nel Kirghizistan meridionale. Lo ha denunciato il gruppo Human Rights Watch (Hrw) nel suo rapporto pubblicato questa settimana, che accusa inoltre il governo di non avere svolto accertamenti approfonditi sulle responsabilità per le violenze.
Il rapporto ha raccolto oltre 200 testimonianze oculari, le dichiarazioni di gruppi pro-diritti e forze dell’ordine, le immagine e le fotografie prese da satelliti, fotografie e filmati.
 
Hrw spiega che le violenze sono esplose il 10 giugno quando un folto gruppo di etnici uzbeki si radunò a seguito di piccoli scontri tra le due etnie. Nella notte ci furono diversi assalti violenti e incendi di case di etnici kirghisi, a Osh e nei villaggi vicini. Dalla mattina presto dell’11 fino al 14 giugno i kirghisi attaccarono i quartieri uzbeki e incendiarono case e negozi a Osh, Jalalabad, Bazar-Kurgan e altre città meridionali, in alcuni casi rasero al suolo interi quartieri. I dati ufficiali parlano di almeno 371 vittime e migliaia di abitazione distrutte, ma tutti ritengono che i morti siano oltre 1000.
 
Secondo le testimonianze raccolte da Hrw, veicoli militari blindati da uomini con le tute mimetiche dell’esercito hanno rimosso le barricate erette dagli etnici uzbeki, così che la folla in tumulto è potuta penetrare nei quartieri uzbeki. Altri testimoni hanno visto uomini armati seguire i veicoli corrazzati e sparare contro chi resisteva, per poi farsi da parte mentre la folla assaltava e bruciava le case. In altri casi, ci sono prove che l’esercito abbia disarmato gli etnici uzbeki, ma non li abbia poi protetti dall’assalto dei kirghisi.
 
Queste prove contrastano con le dichiarazioni delle autorità che gli etnici kirghisi avessero rubato alcuni veicoli blindati. Ora Hrw invita il governo a compiere accertamenti più approfonditi su quei tragici giorni e sul comportamento dell’esercito, il quale, comunque, non risulta avere protetto i quartieri di etnici uzbeki dalle aggressioni.
 
Inoltre il rapporto ha accertato numerose violazioni di legge da parte dell’esercito, che nei giorni successivi ai massacri ha insultato e percosso i residenti, ha compiuto perquisizioni e arresti illegali, nei quartieri degli etnici uzbeki. Nel villaggio di Nariman le forze di sicurezza hanno ferito 39 persone, con 2 morti. Hrw parla di almeno 60 casi accertati di torture contro detenuti, soprattutto etnici uzbeki, per ottenere “confessioni”, con almeno un detenuto morto.
 
Ole Solvang, coautore del rapporto di Hrw, spiega che “è chiaro che la violenza etnica di massa ha costituito un colossale impegno per le forze di sicurezza. Tuttavia, abbiamo accertato che parte di tali forze sono diventate una parte del problema, invece che la soluzione”.
 
“Ora – prosegue Solvang – occorrono indagini nazionali e internazionali per accertare cosa le forze del governo hanno fatto e se le autorità hanno fatto tutto quanto potevano per proteggere la popolazione. Sono questioni cruciali sia per la giustizia sia per sapere come rispondere a ogni nuova sommossa”.
 
Intanto, Hrw chiede “che cessino subito gli abusi contro i detenuti”. “Le violenze di giugno hanno lasciato cicatrici profonde. Per guarirle – aggiunge Solvang – occorre che sia fatta giustizia per quanto è accaduto e che sia garantita uguale protezione per tutte le comunità etniche”.
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