L’esercito egiziano si prepara a posticipare di tre mesi le elezioni previste per settembre
Per il portavoce della Chiesa cattolica egiziana la scelta dà l’opportunità ai partiti di organizzarsi e diminuisce la strapotere di Fratelli musulmani e movimenti islamici. Esercito ancora debole e incapace di gestire il Paese dopo la caduta di Mubarak.
Il Cairo (AsiaNews) – Le prime elezioni del dopo Mubarak, previste per settembre, potrebbero essere posticipate di tre mesi per dare più tempo ai nuovi partiti di organizzarsi. Lo ha rivelato oggi Ahmed Wahdan, ex membro del Consiglio supremo dell’ esercito egiziano. La notizia non è ancora ufficiale e giunge dopo le recenti manifestazioni anti-esercito organizzate dai movimenti democratici in piazza Tahrir. In questi giorni migliaia di persone sono scese in piazza per chiedere ai militari maggiore chiarezza sul futuro del Paese, in preda al conflitto fra cristiani e musulmani, e giustizia per le centinaia di vittime rimaste uccise durante le rivoluzione dei gelsomini.
Secondo P. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, la decisione è una buona opportunità per i partiti liberali. In questo modo essi avrebbero la possibilità di fronteggiare il Justice and Freedom Party, dei Fratelli Musulmani, e il National Democratic Party (Ndp), partito dell’ex presidente Mubarak, uniche formazioni politiche organizzate del Paese in grado di gestire una campagna elettorale. Il sacerdote spiega che a causa di problemi burocratici e lentezze organizzative molti partiti laici non potranno concorrere alle elezioni, se si manterrà il termine di settembre.
Altro problema è la poca sicurezza nelle aree rurali, che aumenta il rischio di brogli, spianando la strada ai Fratelli musulmani e gruppi islamici organizzati, in grado di esercitare pressioni su autorità locali e popolazione. Per p. Greiche i militari non sono ancora in grado di gestire il Paese e senza un’agenda chiara ed elaborata tre mesi di posticipo sono insufficienti per avere elezioni libere e senza brogli”. (S.C.)
Secondo P. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, la decisione è una buona opportunità per i partiti liberali. In questo modo essi avrebbero la possibilità di fronteggiare il Justice and Freedom Party, dei Fratelli Musulmani, e il National Democratic Party (Ndp), partito dell’ex presidente Mubarak, uniche formazioni politiche organizzate del Paese in grado di gestire una campagna elettorale. Il sacerdote spiega che a causa di problemi burocratici e lentezze organizzative molti partiti laici non potranno concorrere alle elezioni, se si manterrà il termine di settembre.
Altro problema è la poca sicurezza nelle aree rurali, che aumenta il rischio di brogli, spianando la strada ai Fratelli musulmani e gruppi islamici organizzati, in grado di esercitare pressioni su autorità locali e popolazione. Per p. Greiche i militari non sono ancora in grado di gestire il Paese e senza un’agenda chiara ed elaborata tre mesi di posticipo sono insufficienti per avere elezioni libere e senza brogli”. (S.C.)
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