04/12/2008, 00.00
ISRAELE
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L’esercito di Tel Aviv sgombera 250 coloni dalla "Casa" di Hebron

Incursione di 600 uomini delle forze di sicurezza per evacuare un edificio di quattro piani occupato dai coloni nel cuore della città nella West Bank. L’Alta corte aveva intimato lo sgombero entro il 16 novembre, ma i coloni affermavano di aver comprato l’edificio legalmente.
Gerusalemme (AsiaNews) - Le forze di sicurezza israeliane (Idf) hanno sgomberato i 250 coloni che occupavano  una palazzina nella città di Hebron nella West Bank. Stando a quanto riportano i media locali, sono bastati meno di cinque minuti ai 600 uomini delle unità israeliane per prendere il controllo dello stabile di quattro piani e mezz’ora per completarne l’evacuazione.
 
La polizia israeliana e le forze di sicurezza hanno attuato l’operazione cogliendo di sorpresa gli occupanti. Mentre i primi hanno seguito l’evacuazione portando fuori dall’edificio i coloni ad uno ad uno, i secondi, in equipaggiamento antisommossa, hanno lanciato lacrimogeni e proiettili stordenti contro i coloni che reagivano all’evacuazione con il lancio di pietre, acido e uova.
 
L’evacuazione  è stata eseguita con il supporto di due elicotteri e una cinquantina di ambulanze. Secondo i servizi di emergenza si contano venticinque feriti sia tra gli occupanti sia tra i poliziotti e l’Idf. Dopo l'operazione di sgombero i coloni hanno preso di mira le proprietà degli abitanti palestinesi della zona.
 
La palazzina, un tempo chiamata "Casa della pace" e ribattezzata "Casa del conflitto", era da tempo oggetto di un braccio di ferro tra il governo di Tel Aviv ed i coloni. Situata in una zona strategica della città sotto il controllo delle forze di sicurezza israeliane, era una delle costruzioni che costituiscono l’enclave di coloni presenti nel centro città a maggioranza palestinese.
 
A causa dei continui scontri tra coloni e palestinesi, l’Alta corte israeliana aveva sancito lo sgombero dell’edificio ponendo l’ultimatum per il 16 novembre. I coloni hanno dichiarato ripetute volte di aver acquistato legalmente l’edificio da un palestinese che però ha smentito la vendita.  In coincidenza con lo scadere del termine posto dall’Alta corte a Hebron erano giunti attivisti israeliani di estrema destra per impedire lo sgombero della palazzina.
 
La vicenda della “Casa del conflitto”, sotto il controllo dei coloni dal marzo 2007, è il paradigma di una problematica più ampia che investe Hebron. La cittadina è lo scenario di un doppio confronto per il governo israeliano. Tel Aviv da un lato deve contenere la politica aggressiva di occupazioni e azioni contro i palestinesi portata avanti dai coloni. Dall’altro lato deve rispondere alle continue proteste dell’Autorità palestinese e degli abitanti della zona da tempo teatro di atti vandalici a moschee, cimiteri e proprietà dei palestinesi la cui paternità e sempre attribuita ai coloni.
 
Stando a quanto dichiara il governo israeliano l’evacuazione forzata della palazzina è stata messa in atto come “extrema ratio”. Il ministro della difesa Ehud Barak aveva cercato a più riprese una mediazione con i leader dei coloni senza però ottenere l’evacuazione pacifica. Nel contempo il portavoce dell’Autorità palestinese, Jamal Zakut, aveva affermato che l’Ap avrebbe fatto qualunque cosa per prevenire le violenze da parte della popolazione palestinese, ma chiedeva ad Israele di “fermare il terrore dei coloni”.
Quello di oggi è il più grande sgombero eseguito dall'esercito dal gennaio 2006.
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