L’economia si prepari ad un incombente “doppio tuffo”
di Maurizio d’Orlando
Cupe previsioni per i prossimi tre mesi, con un crollo di borsa ed una successiva crisi finanziaria internazionale. Costo del denaro in crescita e lotta all’inflazione sempre più complessa. Alla caduta del dollaro rischia di seguire quella, politicamente motivata, dell’euro.
Milano (AsiaNews) - Prepariamoci per un doppio tuffo! In altri termini, un nuovo forte crollo di borsa ed un riacutizzarsi della crisi finanziaria e bancaria mondiale sarebbe imminente, entro i prossimi tre mesi. Secondo un articolo del “The Telegraph” la Royal Bank of Scotland (RBS) ha consigliato i propri clienti di preparasi ad affrontare una grave crollo globale delle borse e dei mercati del credito cioè delle banche e dei prestiti obbligazionari mentre l’inflazione paralizza le maggiori banche centrali.
Dopo il primo crollo di borsa dello scorso autunno c’erano due alternative: o un prolungato periodo stazionario o il cosiddetto “doppio tuffo”, cioè un nuovo forte tracollo finanziario segnalato da un precipitare all’ingiù dei grafici di borsa. Purtroppo dalle borse la crisi si estenderà a tutta l’economia occidentale e poi anche all’Asia ed ai Paesi emergenti. “Un periodo molto brutto tra poco ci sovrasterà, siate preparati, ha detto Bob Janjuah, responsabile per la RBS delle strategie di credito.
Un rapporto del gruppo di ricerca della banca mette in guardia che l’indice S&P 500 dei titoli azionari di Wall Street per settembre cadrà di più di 300 punti, quasi il 30 %, scendendo a quota 1050. Il contagio ribassista si estenderà all’Europa ed ai mercati emergenti. Uno scivolone di tal genere corrisponderebbe ad uno dei maggiori ribassi di borsa degli ultimi cento anni.
La RBS ha riferito che il costo del denaro salirà molto per le più solide e maggiori imprese del mondo - per esse l’indice iTraxx volerebbe a circa 130 / 150 – mentre per le imprese di minore solidità tale indice schizzerebbe a 650 / 700, in un rinnovato attacco di panico dei mercati del debito. “Non penso di poter essere molto più esplicito e diretto di così. Se proprio si deve rimanere con investimenti in titoli di credito, è meglio concentrarsi sulla qualità, sulla breve durata e su imprese che non risentono del ciclo economico avverso” . “Il contante è la principale ancora di sicurezza. Si tratta di non perdere i vostri soldi ed il vostro lavoro”, ha affermato Bob Janjuah, diventato una celebrità nella City di Londra dopo che lo scorso anno i suoi foschi presagi di crisi del credito si rivelarono fin troppo accurati. “La globalizzazione ha sempre rischiato di mettere i banchieri dei paesi del G7 in una difficile situazione. Ora ci siamo”, ha affermato Janjuah. Nel momento in cui i lavoratori inizieranno sul serio a perdere il posto e le banche a tagliare i fidi sia la Federal Reserve, Fed, americana che la Banca Centrale Europea, BCE, non avranno alcuna possibilità di scelta. ”Le autorità non potranno reagire permettendo alle banche di concedere maggiori crediti perché i costi dell’energia e dei prodotti alimentari continuano a spingere l’inflazione al consumo a livelli che stanno sconvolgendo i mercati. “L’elemento di maggior disturbo è che per ottenere un’inflazione più bassa dovremmo attenderci una forte caduta della crescita economica mondiale”. “La Fed è in uno stato di panico. Se a fronte di un rialzo dell’inflazione non rialzeranno i tassi d’interesse, restringendo il credito, la Fed e probabilmente anche la BCE, sprofonderanno all’ingiù in un’abissale perdita di credibilità e ciò contribuirà a infliggerci una grande perdita di valore dei titoli più a rischio”.
Le conseguenze politiche potrebbero essere rilevanti poiché i ministri delle finanze dei Paesi europei economicamente più deboli finirebbero per scagliarsi contro la BCE, le cui basi di solidità istituzionale e costituzionale sono già alquanto minate. L’insuccesso del referendum popolare in Irlanda implica che il Trattato di Lisbona, su cui poggia l’impalcatura della BCE, è di fatto decaduto perché la mancata ratifica da parte anche di uno solo dei Paesi firmatari lo rende nullo.
Per la borsa di Shanghai, che dallo scorso anno ha visto le quotazioni più che dimezzarsi, non si intravede davvero alcun segnale di ripresa, ma semmai ulteriori bufere a proravia.
Vedi anche