L’attentato di Roueiss, elemento di svolta nella crisi politico-militare libanese
Beirut (AsiaNews) - L'autobomba esplosa il 15 agosto scorso a Roueiss, quartiere residenziale e commerciale della periferia sud di Beirut a larga maggioranza sciita, situato all'interno del perimetro di sicurezza di Hezbollah, si è imposta come un elemento di svolta sul piano politico-militare nel quadro della crisi interna libanese. Il bilancio è durissimo: almeno 27 morti, diverse centinaia di feriti, danni ingenti alle attività commerciali e ad abitazioni private, oltre che aver risvegliato il ricordo della guerra. L'attentato è stato rivendicato da un gruppo jihadista finora sconosciuto.
In mancanza di un qualsiasi tentativo da parte di Hezbollah di riconsiderare il suo coinvolgimento militare in Siria, la sicurezza del Libano - in particolare le roccaforti di Hezbollah - dopo l'attentato ha preso il sopravvento su qualsiasi altro aspetto. Quando e dove verrà portato il prossimo attacco? In molti, fra i quali il ministro degli Esteri Hussein Mansour, si pongono la domanda.
Si attendono sempre le risposte degli esperti; ma non è indifferente sapere se l'autobomba saltata in aria era guidata da un commando-kamikaze, oppure se l'esplosione è stata radiocomandata a distanza. Questo, almeno, è quanto spiegano gli esperti militari secondo cui le due diverse opzioni mostrerebbero due gradi diversi di determinazione negli avversari di Hezbollah. E che ben rifletterebbe, al contempo, sia il livello di ostilità al quale le due forze sono arrivate, sia lo stato di preparazione nel quale dovrebbe trovarsi il Libano per poter far fronte alla minaccia.
Il segretario generale di Hezbollah ha mantenuto la linea dura il 16 agosto, all'indomani dell'attentato, dichiarando alla fine del suo intervento che l'esplosione non muterà la determinazione nel battersi a fianco dell'esercito siriano; ma che, al contrario, la rafforzerà. Il giorno seguente, l'Esercito siriano libero ha condannato queste minacce sebbene rivolte in prima istanza alle forze "takfiristes", ripromettendosi di infliggere ad Hassan Nasrallah "una lezione indimenticabile".
Per gli analisti, a un maggiore impegno di Hezbollah in Siria dovrebbe far da contraltare un aumento degli attacchi laddove risulta essere più vulnerabile: ovvero nelle sue aree più popolari, in particolare nella periferia sud. In un certo modo, i suoi avversari potrebbero voler scalfire questa aura di invulnerabilità del "perimetro di sicurezza" che Hezbollah si è ritagliato.
Di contro, l'impegno di Hezbollah in Siria mostra - qualora ve ne fosse ancora bisogno - lo stato di debolezza dell'esercito di Damasco, incapace di vincere senza un appoggio significativo proveniente dall'estero; e dimostra al contempo, a suo modo, la regionalizzazione del conflitto, se non addirittura l'internazionalizzazione anche se (al momento) "a freddo".
L'attentato di Roueiss mostra infine come Hassan Nasrallah avesse torto, nel pensare di poter contenere il conflitto all'interno del territorio siriano, salvaguardando il Libano dall'escalation della crisi. E mostra in tutta la sua evidenza che il terreno di lotta è scelto tanto da Hezbollah, quanto dai suoi avversari e che se questi ultimi possono allargarlo al Libano, non esiteranno affatto a farlo come è emerso nell'attacco di Roueiss.
I servizi di sicurezza libanese hanno passato in rassegna tutte le eventualità, negli ultimi giorni. Sulla scia dell'attacco, tutti i servizi di sicurezza del Paese - fino ai comuni - sono dal 16 agosto scorso in stato di allerta; e questo sarà con tutta probabilità il tratto caratteristico della fase attuale, in assenza di progressi nella formazione del governo (che Hezbollah e i suoi alleati pretendono sempre di voler controllare), avendo fra le mani un terzo del blocco.
La sola consolazione, in questo paesaggio di desolazione, è che tutte le forze politiche libanesi hanno - apertamente o in modo tacito - condannato l'attentato di Roueiss, pur non mancando accuse verso il partito di Hassan Nasrallah, il cui impegno in Siria "è un invito rivolto al terrorismo a colpire il Libano", come accusano i deputati della Corrente del futuro. È fuor di dubbio che l'attentato faccia male a Hezbollah e in particolare al suo capo. Ma al di là delle appartenenze comunitarie o delle simpatie partigiane, fa del male ai libanesi impegnati nelle loro attività quotidiane, che si credevano al riparo da eventi nefasti. E soprattutto, lontani da quel male supremo che è la guerra, il cui infame nero fantasma sembra essersi risvegliato.