30/12/2024, 08.45
TURKMENISTAN
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L’albero dei ricchi e dei poveri di Ašgabat

di Vladimir Rozanskij

Il simbolo natalizio che a Capodanno da qualche anno viene innalzato nel centro della capitale del Turkmenistan richiama sempre più gruppi di bambini che chiedono l’elemosina. Mostrando le contraddizioni di un Paese che non si occupa di loro

Ašgabat  (AsiaNews) - L’”albero di Capodanno” al centro di Ašgabat in questi giorni è circondato da una grande massa di persone, moltissimi amano passeggiare nell’atmosfera della festa. Molti di quelli che si presentano in piazza sono persone ben vestite e di portamento superbo; ma accanto a loro si aggira anche una massa di bambini poverissimi, che chiedono l’elemosina. Attorno all’abete di 44 metri di altezza si vendono dolciumi, bevande e gelati, e i bambini delle famiglie indigenti passano l’intera giornata in attesa di ottenere almeno un cioccolatino.

Sono bambini per lo più tra i 6 e i 12 anni, soprattutto maschi, ma si vedono anche delle femminucce, e i più grandi tengono per mano i fratelli e le sorelle minori. Gli abitanti più distinti li guardano con un certo disprezzo, alcuni con compassione, e non possono fare a meno di prestare qualche attenzione a questi poverelli vestiti di stracci nel freddo pungente, dandogli qualche moneta e qualcosa da mettere sotto i denti. Ci sono anche quelli che li respingono gridando, “ma insomma, non avete i genitori?”.

L’albero dell’anno nuovo è stato innalzato, come avviene ormai da alcuni anni, davanti al centro commerciale e ricreativo Alem nel centro della capitale turkmena, e le decorazioni a detta dei media statali “diffondono uno stato d’animo molto festoso, e la speranza nell’anno che sta arrivando”. Le autorità che si occupano di organizzare le manifestazioni di pubblica amicizia, in realtà, ignorano totalmente il fenomeno dell’elemosina per i bambini, facendo finta che non esistano; del resto, l’accesso alla capitale è stato molto limitato dalle provincie, riducendo al minimo i trasporti pubblici e obbligando i non residenti a tornare nei loro paesi.

A occuparsi dei bambini per strada sono piuttosto i poliziotti, che scacciano quelli che si avvicinano troppo all’abete, senza toccare quelli che tendono la mano almeno a 15-20 metri dal centro della festa, anch’essi cercando di ignorarli. Il numero dei piccoli mendicanti è molto aumentato negli ultimi anni in Turkmenistan, non solo durante le festività, ma anche nei giorni feriali, chiedendo la carità per strada e bussando alle porte per chiedere i vestiti vecchi e dismessi, e qualunque oggetto che possa essere riciclato in qualche modo. All’inizio dell’anno scolastico i piccoli si affannano per raccogliere quanto è necessario per essere ammessi nelle aule, mettendo insieme i sacchi pieni di plastica da buttare, proponendo di lavare le macchine e facendo i portatori nei mercati, aiutando i propri genitori.

Le autorità del Turkmenistan non mostrano reazioni ufficiali al fenomeno crescente in modo esponenziale, e si occupano piuttosto di selezionare i bambini e le bambine più belle e “presentabili” per le manifestazioni pubbliche. Molti genitori ritengono assurde le continue selezioni per mostrarsi in pubblico, che provocano traumi che rimangono nella mente dei figli per tutta la vita, umiliando la loro dignità sia in caso di approvazione che di scarto, anche per i figli delle classi superiori della società. Senza contare che i bambini scelti per le parate vanno vestiti e preparati a spese dei genitori, che spesso non sono comunque tra i ricchi e scontano la bellezza dei figli con ulteriori disagi.

I bambini scelti come i “più belli” devono presentarsi davanti al grande abete all’arrivo del presidente Serdar Berdymukhamedov, dopo tre settimane di prove per i balli e i movimenti da eseguire, imparando a memoria poesie e canzoni, con esercitazioni estenuanti e spesso non prive di imposizioni violente da parte degli insegnanti. Con espressioni piuttosto volgari, i bambini vengono scelti o scartati per “il naso troppo lungo” o “gli occhi troppo sottili”, provocando scene di disperazione per chi non riesce a entrare nel circolo degli eletti.

Per quelli che vengono scelti vanno acquistati i vestiti nazionali scelti per la festa del nuovo anno, che non possono essere riciclati di anno in anno, con gravi dispendi per le famiglie, in quanto un vestito costa quasi come uno stipendio mensile. Le bambine devono avere comunque un vestito bianco, come bianche devono essere le calze e i cappelli, i mantelli e i guanti. Il bianco domina per trasmettere un senso di purezza, nelle forme comandate, senza veramente poter guardare a una realtà sporca e misera, che si aggira negli angoli delle piazze di Ašgabat.

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