14/05/2015, 00.00
VATICANO – PALESTINA
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L’accordo tra Vaticano e Palestina, un aiuto per tutti i cristiani del Medio Oriente

di Bernard Sabella
“Per noi palestinesi è un momento di gioia, che speriamo si rifletta e abbia implicazioni sul piano politico e religioso di tutta la regione mediorientale”. “Il messaggio che ci dà, due giorni prima della canonizzazione delle suore palestinesi, è che i cristiani sono parte integrante della società”.

Roma (AsiaNews) – “L’accordo globale” tra la Santa Sede e lo “Stato di Palestina”, il raggiungimento del quale è stato annunciato ieri, completa un itinerario iniziato nel 1994, quando furono ufficializzati i rapporti del Vaticano con l’Olp.

L’accordo, che sarà ratificato in un prossimo futuro, ha spiegato mons. Antoine Camilleri, sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati, che ha guidato la delegazione vaticana, intervistato dall’Osservatore romano, “ha lo scopo di favorire la vita e l’attività della Chiesa cattolica e il suo riconoscimento a livello giuridico anche per un suo più efficace servizio alla società”. Al tempo stesso, esso esprime “l’auspicio per una soluzione della questione palestinese e del conflitto tra israeliani e palestinesi nell’ambito della Two-State Solution”.

Lo stesso mons. Camilleri ha ricordato che, nonostante il clamore suscitato dall’uso del termine “Stato di Palestina”, esso non è una novità da parte della Santa Sede. “Il 29 novembre 2012 – ha dichiarato - è stata adottata da parte dell’Assemblea generale dell’Onu la risoluzione che riconosce la Palestina quale Stato osservatore non membro delle Nazioni Unite, e lo stesso giorno la Santa Sede, che ha anch’essa lo status di osservatore presso l’Onu, ha pubblicato una dichiarazione”. E già l’Annuario pontificio dell’anno scorso nell’elenco del corpo diplomatico la voce “Rappresentanza dell’Olp” è stata sostituita da “rappresentante dello Stato di Palestina”.

Negativa, la prima reazione del governo israeliano. Una fonte del Ministero degli esteri ha sostenuto che l’accordo “non fa progredire il processo di pace” e “allontana la leadership palestinese dal tornare a occuparsi delle relazioni bilaterali".

Per i palestinesi, AsiaNews ha chiesto un commento al prof. Bernard Sabella, cattolico, rappresentante di Fatah per Gerusalemme e segretario esecutivo del servizio ai rifugiati palestinesi del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente. 

Per noi palestinesi è un momento di gioia, che speriamo si rifletta e abbia implicazioni sul piano politico e religioso di tutta la regione mediorientale. Noi apprezziamo molto il ruolo del Vaticano in un’ottica di pace e di riconciliazione. E il suo lavoro incessante per mantenere i cristiani, e non solo i palestinesi, nella regione, all’insegna di un rapporto aperto e amichevole con gli altri attori presenti. Il passo compiuto dal Vaticano è un messaggio semplice e chiaro, non una questione diplomatica.

Il raggiungimento dell’accordo fra Vaticano e Stato palestinese è il naturale sviluppo della posizione che ha sempre mantenuto il Vaticano, sulla necessità di riconoscere lo Stato palestinese da un lato, e dall’altro del diritto dei palestinesi ad avere un loro Stato. Come ha sempre detto il Vaticano, non vi può essere la pace se Israele e Palestina non raggiungono un accordo che garantisca uno Stato ai palestinesi.

Il Vaticano ha anche osservato con attenzione lo sviluppo delle relazioni nella regione e in Europa, con la Svezia che di recente ha riconosciuto lo Stato palestinese e la Francia che sta considerando seriamente l’opportunità del riconoscimento vero e proprio, che vada al di là del voto che c’è stato di una mozione non vincolante.

Il riconoscimento della Palestina è anche un messaggio a Israele, che dice che non ci potrà essere un futuro di pace e riconciliazione, senza la soluzione dei due Stati.

Il messaggio che ci dà come cittadini palestinesi, due giorni prima della canonizzazione delle suore palestinesi, è che i cristiani sono parte integrante della società come queste due suore. Loro, che hanno servito non solo la comunità locale, ma l’intera società in circostanze difficili. Un esempio che deve essere seguito non solo dai palestinesi, cristiani e non, ma da tutti gli arabi cristiani.

Queste due sante ci dicono che noi cristiani siamo parte della società, questo modello di santità è un invito a praticare la fede all’interno della società.

Inoltre, il riconoscimento dello Stato palestinese e la canonizzazione delle due suore è anche un messaggio non solo per i cristiani della regione, ma anche per gli arabi e per i musulmani. Si vuole dire che la Chiesa è per tutti, per l’applicazione dei diritti di tutti e a favore della giustizia, perché tutti possano vivere in pace e armonia.

La presenza di una delegazione palestinese alla celebrazione, fatta da cristiani ma anche dal presidente palestinese Abu Mazen e musulmani, è un segno dell’accettazione che il Medio oriente ha bisogno di tutti i suoi cittadini per costruire un futuro lontano da conflitti, violenze, guerre e persecuzioni. Un mondo aperto a tutti, un messaggio molto forte, noi amiamo tutti in Medio oriente e celebriamo le due sante palestinesi, il cui amore per il popolo deve essere guida futura per tutti.

L’accordo fra Vaticano e Palestina dovrebbe essere un esempio che anche altri dovrebbero seguire, come Israele con cui le trattative sono in stallo da tempo. In tutti questi anni la Palestina ha sempre difeso i diritti e le proprietà della Chiesa, quindi l’accordo raggiunto ieri è solo la legalizzazione e la legittimazione di una situazione in atto dal 1993, ma è comunque un elemento positivo in più.

 

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