27/04/2007, 00.00
INDIA
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L’Ue chiede la grazia per un condannato a morte, il Bjp protesta

di Nirmala Carvalho
Il presidente del parlamento Ue chiede clemenza per Afzal Guru, condannato a morte per un attentato contro il parlamento indiano. Dure proteste del Bjp, ma l’Ue smorza i toni. Il presidente indiano Kalam esalta “l’unità nella diversità” dell’Ue e del suo Paese.

New Delhi (AsiaNews) – Durante un pranzo informale Hans-Gert Pottering, presidente del Parlamento dell’Unione europea, ha chiesto al presidente indiano APJ Abdul Kalam, in visita a Strasburgo, clemenza per il condannato a morte Mohammed Afzal Guru. Immediate proteste del Partito Bharatiya Janata, nazionalistà indù, che parla di una “grossolana intrusione” negli affari interni dell’India. Afzal ha partecipato all’assalto contro il parlamento indiano il 13 dicembre 2001, durante il quale furono uccisi 7 agenti di sicurezza. L’esecuzione, fissata per il 20 ottobre 2006, è stata rinviata per timore che potesse provocare gravi proteste nel Kashmir, suo Paese natale, e perché è stata presentata una domanda di grazia.

Ravi Shankar Prasad, portavoce del Bjp, ha polemizzato con il Parlamento Ue chiedendo se questo “ha condannato l’attacco al parlamento indiano”. Ha poi chiesto di “comprendere l’enormità di questo crimine e di rispondere di conseguenza”.

Fonti Ue rispondono che “l’Ue è sempre stata contraria alla pena di morte” e che “non si occupa dei singoli casi”. “L’Ue, come corpo politico, ha da tempo abolito la pena capitale, per cui non è strano che membri del parlamento abbiano espresso questa richiesta al presidente”. Nei giorni scorsi Strasburgo a approvato una risoluzione che invita l’Ue e i singoli Stati membri a chiedere “una moratoria universale della pena capitale” all’assemblea generale delle Nazioni Unite.

Ottimi, comunque, i toni dell’incontro tra Kalam e l'Ue. Al Parlamento europeo il presidente ha parlato dell’Ue come di “un modello cui ispirarsi” e che costituisce una confluenza di diverse religioni, culture e civiltà, paragonandola all’India che rappresenta da millenni l’integrazione di diverse culture, “un’unica unità nella diversità”. Ora – ha aggiunto – il Paese deve  realizzare un “dialogo tra le religioni”, ricordando come da giovane nella città natale di Rameswaram (Tamil Nadu) vedeva un prete indù, un pastore cristiano e un imam islamico che erano soliti sedersi e discutere i problemi, fino a trovare la soluzione.

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