L’Onu taglia i fondi per gli aiuti all’Asia
Il Programma alimentare mondiale lamenta che i principali Paesi donatori hanno stanziato sino ad ora solo 1,8 miliardi di dollari a fronte dei 6,7 miliardi necessari per il 2009. La colpa è in parte della crisi economica globale, ma ritornano le critiche anche sui costi degli organismi Onu che spendono in media il 50% del budget annuo per tenere in vita le loro strutture.
Roma (AsiaNews/Agenzie) - Il Programma alimentare mondiale (Pam) ha annunciato il taglio degli aiuti ai Paesi poveri per la mancanza di fondi. Rispetto al budget preventivato per il 2009, l’organismo Onu afferma di aver ricevuto solo un quarto dei finanziamenti promessi dai governi dei Paesi sviluppati, 1,8 miliardi di dollari a fronte dei 6,7 miliardi necessari per realizzare i progetti di sicurezza alimentare in programma.
Tra i Paesi colpiti dalla mancanza di fondi ci sono soprattutto quelli dell’Africa e della regione Asia - Pacifico, dove si calcola che le persone che non hanno accesso al cibo sono 642 milioni. Il Pam afferma di aver già tagliato, dal 1 luglio, il 50% delle razioni di cibo destinate ai malati di tubercolosi della Cambogia e di aver sospeso il programma alimentare a favore di bambini in 1.344 scuole dello stesso Paese per l’aumento del prezzo del riso.
Colpita dai tagli anche la Nord Corea. Marcus Prior, portavoce del Pam, afferma che l’organizzazione ha dovuto sospendere gli aiuti alimentari per 4milioni di persone. Situazione simile anche per il Bangladesh dove non può iniziare un programma a favore di 1.75 milioni di abitanti per combattere la malnutrizione.
Il Programma Onu è sostenuto al 95% dai governi. Il primo donatore sono gli Stati Uniti passati dallo stanziamento di 1,2 miliardi di dollari dello scorso anno a 620 milioni del 2009. Stesse percentuali per l’Unione Europea, da 1,3 miliardi a 574 milioni, e per gli altri donatori più importanti, Giappone, Canada e Arabia Saudita.
Gli analisti affermano che il drastico calo dei finanziamenti è uno dei risvolti della crisi economica che ha costretto i governi a rivedere le promesse fatte nel corso degli ultimi summit mondiali contro la fame. Alcuni commentatori fanno però notare che i tagli rimettono a tema anche gli esorbitanti costi di struttura degli organismi Onu che in media spendono più del 50% del loro budget annuo per il personale e gli uffici.
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