L’Onu condanna Damasco, mentre continua l’assedio ad Hama
Il Consiglio di sicurezza condanna violazioni ai diritti umani e uso della forza, ma esclude ogni intervento straniero. Condannate anche le violenze dei manifestanti. Carri armati penetrano nel centro di Hama e circondano Deir Ezzor. Fuoco sulla folla che fugge. Manifestazioni ogni sera per tutto il Ramadan. A decine di migliaia dimostrazioni a Deir al-Zour, Duma, Homs.
New York (AsiaNews/Agenzie) – Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato ieri sera una dichiarazione in cui condanna il governo siriano per la repressione sanguinosa e mortale della sua popolazione. Intanto giungono notizie che l’esercito di Damasco sta lanciando nuovi assalti contro le proteste ad Hama e si prepara a un deciso intervento a Deir Ezzor per domani.
La dichiarazione dell’Onu viene dopo settimane di discussione e a mesi dalla repressione. Fra gli oppositori della condanna vi erano Russia e Cina, che temevano che la presa di posizione conducesse ad azioni militari simili a quelle per la Libia.
In realtà, la dichiarazione “condanna le diffuse violazioni dei diritti umani e l’uso della forza contro i civili da parte delle autorità siriane”, afferma che gli autori devono essere ritenuti responsabili, ma
sottolinea che l’unica soluzione alla crisi è un processo politico interno, escludendo qualunque intervento straniero.
In precedenza l’Unione europea aveva domandato un’inchiesta sulle violazioni ai diritti umani, ma al suo posto vi è solo un invito a collaborare con la Commissione Onu per i diritti umani. A rendere ancora più “equilibrato” il testo, nella dichiarazione si domanda anche “la cessazione di ogni violenza” da tutte le parti in causa, compresi gli “attacchi contro istituzioni di Stato”.
La dichiarazione è stata elogiata dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, come “un chiaro messaggio della comunità internazionale” verso Bachar el-Assad. Il portavoce della casa Bianca, Jay Carney, ha detto che gli Stati Uniti non vedono la sopravvivenza di Assad come importante per la “stabilità” del Medio oriente. L’ambasciatore libanese all’Onu, pur non ostacolando la dichiarazione, dopo il voto si è subito “dissociato” da essa, ritenendola “non un aiuto” alla situazione.
Intanto, dalla Siria giungono notizie che almeno 100 carri armati e camionette stanno entrando nel centro di Hama e circa 200 carri armati hanno circondato la città di Deir Ezzor e si preparano ad entrarvi entro domani. Secondo i militanti, si continua a sparare come in una “guerra aperta” e la gente “sta fuggendo dalla città di Hama”, presa di mira dai militari. Tali resoconti non possono essere verificati in modo indipendente perché il governo siriano ha espulso tutti i giornalisti stranieri.
Nei giorni scorsi, almeno 140 persone sono state uccise ad Hama, la città che già nell’82 aveva visto un massacro di oltre 20 mila Fratelli musulmani.
I militanti hanno promesso di manifestare ogni sera, alla fine del digiuno, per tutto il mese di Ramadan.
Si registrano manifestazioni anche in altre città siriane: 50 mila a Deir al-Zour; 20 mila a Duma; 40 mila a Homs.
La dichiarazione dell’Onu viene dopo settimane di discussione e a mesi dalla repressione. Fra gli oppositori della condanna vi erano Russia e Cina, che temevano che la presa di posizione conducesse ad azioni militari simili a quelle per la Libia.
In realtà, la dichiarazione “condanna le diffuse violazioni dei diritti umani e l’uso della forza contro i civili da parte delle autorità siriane”, afferma che gli autori devono essere ritenuti responsabili, ma
sottolinea che l’unica soluzione alla crisi è un processo politico interno, escludendo qualunque intervento straniero.
In precedenza l’Unione europea aveva domandato un’inchiesta sulle violazioni ai diritti umani, ma al suo posto vi è solo un invito a collaborare con la Commissione Onu per i diritti umani. A rendere ancora più “equilibrato” il testo, nella dichiarazione si domanda anche “la cessazione di ogni violenza” da tutte le parti in causa, compresi gli “attacchi contro istituzioni di Stato”.
La dichiarazione è stata elogiata dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, come “un chiaro messaggio della comunità internazionale” verso Bachar el-Assad. Il portavoce della casa Bianca, Jay Carney, ha detto che gli Stati Uniti non vedono la sopravvivenza di Assad come importante per la “stabilità” del Medio oriente. L’ambasciatore libanese all’Onu, pur non ostacolando la dichiarazione, dopo il voto si è subito “dissociato” da essa, ritenendola “non un aiuto” alla situazione.
Intanto, dalla Siria giungono notizie che almeno 100 carri armati e camionette stanno entrando nel centro di Hama e circa 200 carri armati hanno circondato la città di Deir Ezzor e si preparano ad entrarvi entro domani. Secondo i militanti, si continua a sparare come in una “guerra aperta” e la gente “sta fuggendo dalla città di Hama”, presa di mira dai militari. Tali resoconti non possono essere verificati in modo indipendente perché il governo siriano ha espulso tutti i giornalisti stranieri.
Nei giorni scorsi, almeno 140 persone sono state uccise ad Hama, la città che già nell’82 aveva visto un massacro di oltre 20 mila Fratelli musulmani.
I militanti hanno promesso di manifestare ogni sera, alla fine del digiuno, per tutto il mese di Ramadan.
Si registrano manifestazioni anche in altre città siriane: 50 mila a Deir al-Zour; 20 mila a Duma; 40 mila a Homs.
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