L’Onu a porte chiuse discute dei crimini di guerra a Gaza. Abbas nella bufera
Betlemme (AsiaNews) – Il Consiglio di sicurezza dell’Onu terrà oggi un dibattito a porte chiuse sul rapporto Goldstone, che accusa Israele e Hamas di crimini di guerra a Gaza nell’offensiva “Piombo fuso” fra dicembre 2008 e gennaio 2009. L’incontro avverrà grazie alla richiesta urgente del rappresentante della Libia, uno dei membri a rotazione del Consiglio, che ha definito “molto grave” il contenuto del rapporto. Il rappresentante palestinese all’Onu si è affrettato ad appoggiare la richiesta, dopo le critiche a Mahmoud Abbas, capo dell’Autorità palestinese, per aver contribuito a bloccare la discussione del rapporto all’Assemblea generale Onu.
Il rapporto del giudice Richard Goldstone, di 547 pagine, sottolinea che nella guerra condotta da Israele fra il 28 dicembre 2008 e il 18 gennaio 2009, vi sono state “gravi violazioni ai diritti umani internazionali e alle leggi umanitarie” e accusa Israele di aver commesso “crimini di guerra e forse crimini contro l’umanità”, con attacchi miranti a “punire, umiliare e terrorizzare la popolazione civile”. Il rapporto condanna pure come “crimini di guerra” anche gli attacchi missilistici dei militanti palestinesi a Gaza contro la popolazione israeliana.
Presentato la settimana scorsa al Consiglio Onu per i diritti umani a Ginevra, i suoi risultati dovevano essere votati il 9 ottobre, ma l’ostruzionismo di Israele e Stati Uniti hanno portato a una dilazione al prossimo marzo. Il fatto più inquietante è che anche il rappresentante dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina ha ritirato l’appoggio a una mozione che domandava la presentazione del rapporto all’Assemblea generale dell’Onu.
Palestinesi nella West Bank, a Gaza e delle diaspora hanno espresso oltraggio contro la decisione di ritardare la discussione del rapporto, attribuita a Mahmoud Abbas. A Ramallah, due giorni fa, oltre 500 palestinesi hanno manifestato contro l’Autorità palestinese. Fra gli organizzatori è girata una dichiarazione che considera il ritardo voluto da Abbas come uno “schiaffo in faccia verso tutti coloro che esprimono solidarietà con la lotta del nostro popolo”.
Quest’oggi a Gaza sono apparsi cartelli che accusano Abbas di essere un “traditore”, che deve essere “gettato nella spazzatura della storia”. Le critiche all’Ap vengono non solo da Hamas, ma anche da organizzazioni per i diritti umani e da personalità internazionali.
Forse per salvare l’immagine di Abbas, quest’oggi il suo consigliere Abed Rabbo, ha dichiarato che a Ginevra la leadership palestinese “ha sbagliato” e che “l’errore si può correggere”.
Secondo fonti di AsiaNews a Betlemme, non sono chiari i motivi dell’azione di Abbas a Ginevra. Vi sono voci secondo cui il leder dell’Ap avrebbe ricevuto pressioni politiche dagli Usa, che gli avrebbero garantito in cambio un progresso nel processo di pace; altre dicono che Abbas si sia “venduto” a Israele che in cambio avrebbe promesso contratti economici favolosi per la famiglia di Abbas.