L’Iraq ricorda l’attacco chimico contro i curdi di Halabja

Nella cittadina del nord, autorità e parenti delle oltre 5mila vittime di quel massacro accendono candele; per la prima volta il governo centrale chiede 1 minuto di silenzio in tutto il Paese, segno del “cambiamento dei tempi”. Ma la popolazione continua a soffrire.

Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - I curdi nel nord dell’Iraq hanno commemorato ieri l’anniversario degli attacchi chimici ad Halabja del 1988, in cui morirono circa 5.600 persone. Per la prima volta il governo centrale iracheno ha chiesto un minuto di silenzio nel Paese per ricordare chi perse la vita in quei massacri. Ma è la città rimasta nella storia per l’atrocità della campagna anti-curda del regime di Saddam. Qui si sono incontrati ieri centinaia di parenti delle vittime e funzionari locali, che hanno acceso 19 candele per simboleggiare i 19 anni passati dal massacro.

Il 16 marzo del 1988, Saddam Hussein fece scattare l’attacco ad Halabja come parte della campagna “Anfal” (Spoglie di guerra), volta a stroncare la ribellione curda nel nord dell’Iraq. Secondo le stime, tra il 1987 e il 1988 furono100mila le vittime civili dell’offensiva, durante la quale furono attaccati un centinaio di paesi curdi e cristiani con gas tossici.

Per la campagna Anfal è in corso un processo che vedeva imputato anche l'ex presidente iracheno, impiccato pochi mesi fa in esecuzione di una condanna a morte per un altro processo sulla strage di sciiti a Dujail. Tra i 6 imputati rimasti, c’è anche il cugino di Saddam, Ali Hassan al Majid, detto “Ali il chimico”.

A detta di alcuni funzionari del governo regionale del Kurdistan, il fatto che Baghdad abbia scelto di commemorare l’anniversario è segno del “cambiamento dei tempi”. Ma i cittadini sostengono che le autorità non fanno abbastanza per aiutarli: migliaia di persone portano ancora sulla pelle segni delle armi chimiche, sono numerosi i casi di nascite con menomazioni e alcuni temono che il terreno sia ancora contaminato.