L’Iraq in cerca della cancellazione del debito dai Paesi arabi
Si apre oggi a Stoccolma l’Iraq Annual Review Conference per valutare i risultati del piano quinquennale di sviluppo del Paese. Presenti 100 nazioni, tra cui l’Iran. I critici dell’iniziativa: senza i rappresentanti della società civile e di esperti peacekiping, sarà solo un evento mediatico.
Stoccolma (AsiaNews/Agenzie) – Il governo iracheno chiederà oggi maggiore sostegno ai Paesi arabi, auspicando un alleggerimento del debito nell’annuale incontro di valutazione dell'International Compact with Iraq, il piano quinquennale di sviluppo del Paese mediorientale. Lo ha riferito ai media il premier Nouri al-Maliki. La riunione, organizzata dalle Nazioni Unite, si svolge a Upplands Vasby, 25 Km da Stoccolma. Vi partecipano delegazioni da circa 100 nazioni tra cui Iran. Presenti anche il segretario generale Onu Ban Ki-moon e il segretario di Stato Usa, Condoleezza Rice.
Lanciato a Sharm el-Shaikh il 3 maggio 2007, l'International Compact with Iraq viene definito "una iniziativa del governo iracheno per una nuova partnership con la comunità internazionale". Co-presieduto dall'Iraq e dalle Nazioni Unite - con il sostegno della Banca Mondiale – ufficialmente mira a permettere alla comunità internazionale di "sostenere priorità irachene, come concepite e promosse dagli iracheni".
Il primo ministro iracheno, Nouri al-Maliki, punterà tutto sul generale miglioramento della sicurezza nel Paese, nonostante gli ultimi mesi siano stati tra i più sanguinosi. Chiederà, su questa base, la riapertura delle ambasciate e la cancellazione dei debiti. La maggior parte del debito iracheno è stato contratto sotto il regime di Saddam Hussein verso Arabia saudita, Kuwait, Qatar ed Emirati arabi uniti.
D’altro canto ci si attende che la comunità internazionale prema su Baghdad perché attui la necessaria riconciliazione tra sunniti, sciiti e curdi, continuando a colpire l’estremismo sia sunnita che sciita. Ma proprio ieri il più grande blocco sunnita – il Sunni Accordance Front - ha sospeso i colloqui per rientrare nel governo, lamentando una disputa sulle cariche da assegnare ai suoi membri. In agenda anche il problema dei rifugiati iracheni, che in Svezia costituiscono la comunità più consistente: dal 2003 sono 40mila i profughi accolti da Stoccolma.
Nella capitale svedese si attendono per oggi manifestazioni di protesta contro la prolungata presenza statunitense in Iraq. I critici dell’Iraq Annual Review Conference avvertono che l’incontro rischia con queste premesse di risolversi in un inutile evento mediatico: la sua durata, un giorno, è troppo limitata e al tavolo sono invitati solo i governi mentre mancano del tutto specialisti in peacemaking e peacebuilding, rappresentanti della società civile internazionale, irachena e delle Ong, impegnate sul campo.
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