L’Iran lancia un nuovo missile balistico: giochi di guerra a Ormuz
Una prova di forza contro la possibilità di un intervento della flotta Usa. Teheran ha minacciato di chiudere lo stretto di Ormuz, vitale per il trasporto del greggio, se ci saranno nuove sanzioni a causa del suo programma atomico.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) – In un test di prova, la Marina iraniana ha lanciato oggi un missile a lungo raggio di nuova fabbricazione, dotato di tecnologie “stealth”. Il missile, chiamato “Ghader” (“Capace”, in farsi) è una versione migliorato di un’arma già esistente, e ha un raggio balistico di 200 km, e può viaggiare a bassa quota. L’ammiraglio Mahmoud Moussavi ha dichiarato che si trattava del primo test operativo e che il missile “ha raggiunto e colpito felicemente il bersaglio, e l’ha distrutto”; è costruito interamente in Iran, anche se il disegno è di origine cinese. Il Ghader è un missile ultramoderno, dotato di un radar di grande precisione e di un sistema “intelligente” per non essere rilevato. Altri missili verranno sperimentati oggi dalla Marina.
Il test missilistico avviene pochi giorni dopo che l’Iran ha annunciato di aver sperimentato la sua prima barra di combustile nucleare prodotta in maniera autonoma. La notizia è stata confermata dall’Agenzia atomica iraniana con un comunicato posto sul suo sito web. “Dopo aver compiuto controlli fisici, la barra è stata inserita nel nucleo del reattore di ricerca di Teheran per studiare bene il suo funzionamento” afferma il comunicato. Il mese scorso il ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Salehi ha annunciato l’intenzione di cominciare a usare a febbraio le barre prodotte in Iran. L’Iran è stato colpito da una serie di sanzioni internazionali perché si tema che possa utilizzare l’energia atomica per scopi bellici.
In risposta alla possibilità di un aggravamento delle sanzioni, Teheran ha lanciato la minaccia di chiudere lo stretto di Ormuz, un punto vitale per il passaggio delle petroliere; da lì passa il 40% del flusso di petrolio mondiale. (29/12/2011 Cresce sempre di più la tensione con Teheran. Fino alla guerra?). Il vice Ammiraglio Mohammad Reza Rahimi ha dichiarato qualche giorno fa che “non una goccia di petrolio passerà per lo stretto di Ormuz”, nel caso di nuove sanzioni. Gli Usa, con la loro Quinta flotta stazionata in zona, hanno risposto che non tollereranno nessuna chiusura. I test missilistici di questi giorni, secondo gli analisti, rientrano in questo braccio di ferro militare e diplomatico. Teheran vuole evitare nuove punizioni, e in particolare teme che siano prese di mira le sue esportazioni di greggio. L’Iran è il secondo maggior produttore dopo l’Arabia saudita, e dipende per l’80% delle sue entrate dalla vendita del petrolio.
Il test missilistico avviene pochi giorni dopo che l’Iran ha annunciato di aver sperimentato la sua prima barra di combustile nucleare prodotta in maniera autonoma. La notizia è stata confermata dall’Agenzia atomica iraniana con un comunicato posto sul suo sito web. “Dopo aver compiuto controlli fisici, la barra è stata inserita nel nucleo del reattore di ricerca di Teheran per studiare bene il suo funzionamento” afferma il comunicato. Il mese scorso il ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Salehi ha annunciato l’intenzione di cominciare a usare a febbraio le barre prodotte in Iran. L’Iran è stato colpito da una serie di sanzioni internazionali perché si tema che possa utilizzare l’energia atomica per scopi bellici.
In risposta alla possibilità di un aggravamento delle sanzioni, Teheran ha lanciato la minaccia di chiudere lo stretto di Ormuz, un punto vitale per il passaggio delle petroliere; da lì passa il 40% del flusso di petrolio mondiale. (29/12/2011 Cresce sempre di più la tensione con Teheran. Fino alla guerra?). Il vice Ammiraglio Mohammad Reza Rahimi ha dichiarato qualche giorno fa che “non una goccia di petrolio passerà per lo stretto di Ormuz”, nel caso di nuove sanzioni. Gli Usa, con la loro Quinta flotta stazionata in zona, hanno risposto che non tollereranno nessuna chiusura. I test missilistici di questi giorni, secondo gli analisti, rientrano in questo braccio di ferro militare e diplomatico. Teheran vuole evitare nuove punizioni, e in particolare teme che siano prese di mira le sue esportazioni di greggio. L’Iran è il secondo maggior produttore dopo l’Arabia saudita, e dipende per l’80% delle sue entrate dalla vendita del petrolio.
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