L’India apre le porte ai supermercati stranieri
New Delhi ha accordato il 51% di investimenti esteri diretti ai multimarca, come Tesco e Wallmart, e il 100% ai monomarca, come Nokia e Reebook. Contrari agricoltori e piccoli commercianti, che temono di perdere posti di lavoro. Il mercato al dettaglio dell’India vale circa 450 miliardi di dollari.
Mumbai (AsiaNews/Agenzie) – L’India aprirà il proprio mercato al dettaglio alle grandi catene internazionali di supermercati. Il governo ha accordato il 51% di investimenti esteri diretti ai multimarca come Tesco a Wallmart, mentre addirittura il 100% ai monomarca come Nokia e Reebok. Al momento, tali operatori possono solo vendere all’ingrosso e non al singolo consumatore. La decisione è una riforma economica epocale per l’India, il cui commercio al dettaglio – in uno dei mercati in più rapida crescita al mondo – è stimato intorno ai 450 miliardi di dollari. Tuttavia, la proposta ha suscitato non poche proteste da parte di piccoli rivenditori, opposizione e anche alcuni alleati del Congress (coalizione di maggioranza).
Da questa liberalizzazione, le camere associate indiane del Commercio e dell’Industria prevedono un guadagno di 1.300 miliardi di dollari entro il 2018. Consentire ai rivenditori esteri di acquisire partecipazioni fino al 51% dovrebbe infatti attrarre i capitali necessari per sbloccare lo stallo dell’economia indiana, con la rupia al suo minimo storico, e ridurre l’inflazione.
Tuttavia, le critiche potrebbero ritardare l’approvazione della proposta, o modificarne i termini. All’opposizione, l’ultranazionalista Bjp (Bharatiya Janata Party) definisce l’apertura alle grandi catene straniere “uno strumento per uccidere l’industria domestica al dettaglio”, che “stritolerà i piccoli commercianti” e “ridurrà gli stipendi degli agricoltori”. Problemi anche all’interno del Congress: Dinesh Trivedi, deputato del Trinamool Congress (un alleato), ha detto che il suo partito “si oppone in pieno alla proposta”.
Con questa mossa, il governo di Manmohan Singh prova a scrollarsi di dosso la lunga serie di scandali legati alla corruzione, di cui è stato al centro negli ultimi mesi. Ma il rischio, da un punto di vista politico, è alto. Le paure dei piccoli commercianti, legate alle potenziali perdite di posti di lavoro, potrebbero far crescere la rabbia popolare contro il Congress, incapace finora di rispondere alle richieste di elettori e investitori. Un problema, questo, soprattutto in vista delle primarie del prossimo anno, che saranno cruciali per le presidenziali del 2014.
Da questa liberalizzazione, le camere associate indiane del Commercio e dell’Industria prevedono un guadagno di 1.300 miliardi di dollari entro il 2018. Consentire ai rivenditori esteri di acquisire partecipazioni fino al 51% dovrebbe infatti attrarre i capitali necessari per sbloccare lo stallo dell’economia indiana, con la rupia al suo minimo storico, e ridurre l’inflazione.
Tuttavia, le critiche potrebbero ritardare l’approvazione della proposta, o modificarne i termini. All’opposizione, l’ultranazionalista Bjp (Bharatiya Janata Party) definisce l’apertura alle grandi catene straniere “uno strumento per uccidere l’industria domestica al dettaglio”, che “stritolerà i piccoli commercianti” e “ridurrà gli stipendi degli agricoltori”. Problemi anche all’interno del Congress: Dinesh Trivedi, deputato del Trinamool Congress (un alleato), ha detto che il suo partito “si oppone in pieno alla proposta”.
Con questa mossa, il governo di Manmohan Singh prova a scrollarsi di dosso la lunga serie di scandali legati alla corruzione, di cui è stato al centro negli ultimi mesi. Ma il rischio, da un punto di vista politico, è alto. Le paure dei piccoli commercianti, legate alle potenziali perdite di posti di lavoro, potrebbero far crescere la rabbia popolare contro il Congress, incapace finora di rispondere alle richieste di elettori e investitori. Un problema, questo, soprattutto in vista delle primarie del prossimo anno, che saranno cruciali per le presidenziali del 2014.
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