L’Fmi chiede allo Sri Lanka riforme economiche e riconciliazione nazionale
Colombo (AsiaNews) - Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha approvato un prestito di 2,6 miliardi di dollari allo Sri Lanka. Dopo 20 mesi di trattative le autorità del Fondo hanno deciso il finanziamento superando anche la resistenza di alcuni Paesi occidentali che si opponevano al prestito lamentando le pecche del governo di Colombo nel rispetto dei diritti umani soprattutto in relazione alla popolazione tamil.
Takatoshi Kato, vicedirettore amministrativo e presidente di turno del Fondo, ha chiesto al governo di Mahinda Rajapaksa di attuare una profonda riforma economica. L’accordo tra le due parti prevede che Colombo utilizzi il sostanzioso prestito per ricostruire le riserve di valuta straniera, correggere il deficit cronico, arginare la fuga di capitali e sanare il gap della bilancia dei pagamenti.
Per le autorità del Fmi, la fine del conflitto contro le Tigri tamil offre allo Sri Lanka l’opportunità di avviare un processo di riconciliazione nazionale che offra stabilità economica e sociale al Paese. Kato ha affermato che il Fondo chiede a Colombo, da un lato gli interventi “necessari per ridare forza alla competitività delle esportazioni dello Sri Lanka”, dall’altro politiche economiche “capaci di controllare l’inflazione e assicurare un adeguato accesso al credito per il settore privato”.
L’accordo tra Colombo e il Fmi prevede che il prestito venga erogato in diverse fasi. La prima, già stanziata, è di 322,2 milioni di dollari e servirà al governo di Rajapaksa per iniziare da subito il programma di risanamento e nel contempo arginare le ricadute della crisi finanziaria globale sull’economia del Paese.
Le autorità di Colombo e la Banca Centrale del Paese manifestano grande soddisfazione per il prestito ottenuto e promettono la piena attuazione dell’ambizioso programma di rilancio dell’economia del Paese. Non mancano però le voci critiche che lamentano la totale disattenzione verso le fasce meno protette della popolazione. Commentatori ed esponenti della società civile affermano che le politiche del governo promuovono un’economia centrata sul’esportazione ed il libero mercato a danno delle condizioni di vita di quella ampia fetta della popolazione che si affida all’economia di sussistenza ed ai lavori tradizionali.
02/09/2022 13:17