L’Austria ricorda ad Ankara la necessità di piena libertà religiosa
di NAT da Polis
Il ministro austriaco degli Esteri in visita in Turchia esprime il suo sostegno al Patriarca ecumenico e apprezzamento per il suo impegno nella convivenza interreligiosa. Sottolinea poi che l’adesione all’UE non è socntata. Le radici della riluttanza delle nazioni di lingua tedesca all’ingresso di Ankara.
Ankara (AsiaNews) - Continuano le sollecitazioni dell’Unione Europea su Ankara per accelerare le riforme sulla strada della sua integrazione in Europa. Allo stesso tempo l’UE non abbandona il suo sostegno indiretto al premier Erdogan nel timore di ripercussioni negative sul Paese in seguito al possibile bando del suo partito AKP.
Durante il forum di Istanbul 2008, il rappresentante del Parlamento Europeo, Vural Öger, ha dichiarato che sicuramente l’interdizione dell’AKP porrebbe fine al sogno europeo della Turchia. Lo stesso Commissario europeo per l’allargamento, Oli Rehn, in una recente intervista al giornale tedesco Die Welt ha dichiarato: “Se la Turchia continuerà sulla strada delle riforme, ritengo che entro 10, massimo 15 anni, diventerà pieno membro dell’UE ed un eventuale chiusura dell’AKP nuocerebbe a questo processo di integrazione”.
Il ministro austriaco degli Esteri, Ursula Plassnik, ha colto l’occasione di una sua visita in Turchia per rendere omaggio al patriarca ecumenico Bartolomeo I e dichiarargli il suo sostegno: il Patriarca, ha sostenuto, contribuisce, instancabilmente, sia personalmente sia attraverso la sua funzione, alla promozione del dialogo interreligioso, al consolidamento di una migliore comprensione tra gli esseri umani nel suo sforzo di formare un mondo, dove ciascuno potrà vivere senza paure, praticare liberamente la propria religione oppure vivere anche senza alcun credo religioso. “Così, penso, vada interpretata la concezione della liberta religiosa, che dovrà essere garantita nella vita sociale dell’UE. La libertà religiosa è uno dei presupposti dell’insieme dei valori ed ideali dell’Europa. Essa fa parte degli argomenti delle trattative per i Paesi che chiedono l’adesione”.
Poco prima il ministro Plassnik nella conferenza congiunta con il ministro degli Esteri turco, Babacan, aveva dichiarato che l’ingresso della Turchia nell’UE non sarà automatico. Dal canto suo Babacan ha insistito soltanto sulla piena adesione. Lo stesso Patriarca, in una intervista al giornalista cipriota A. Viketos, ha ribadito che il Patriarcato ecumenico è favorevole alla piena adesione della Turchia all’UE.
Da una parte, quindi, è visibile un sostegno al tentativo di riforme promosso da Erdogan, ma dall’altra anche una certa riluttanza sull’entrata della Turchia nell’UE. Riluttanza che affonda le sue radici soprattutto tra i Paesi europei di lingua tedesca, spiegabile anche con la resistenza ad integrarsi mostrata dalle comunità immigrate turche.
Questo atteggiamento, stando anche a studi sociologici e a considerazioni di fonti diplomatiche e giornalistiche, è dovuto in parte a manipolazioni subite da queste comunità ad opera delle istituzioni turche, legate strettamente al derin devlet (lo Stato profondo) e che utilizzano a questo scopo varie associazioni. Si impedisce così la loro emancipazione e la possiilità che essa sia riportata nel Paese di origine. Questa comporterebbe ripercussioni benefiche all’interno della società e delle istituzioni turche, plasmandole così sul reale modello europeo.
Fondamentale ruolo in questo in questo processo ha avuto la figura dell’imam. Quella figura, insomma, tanto vituperata dallo Stato laico all’interno della Turchia, ma che nelle sue mani à diventato un ottimo strumento di controllo delle comunità turche all’estero. D’altronde nella tradizione turca si festeggia e si dà più enfasi al concetto della conquista che a quello della liberalizzazione e della libertà. Al concetto, insomma, di saper concedere.
Foto: Nikos Manginas
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