L’Asean accontenta il Myanmar: no all’intervento di Gambari
Vittoria dei delegati birmani, che non volevano “intrusioni nei loro affari interni”. Intanto il regime militare fa finta di procedere nel dialogo: colloquio tra Aung San Suu Kyi e il ministro del Lavoro. I monaci buddisti assicurano: continuiamo con il “boicottaggio delle offerte”.
Singapore (AsiaNews) - L’Associazione dei Paesi del sud-est asiatico (Asean) riunita nel suo vertice annuale a Singapore, ha accettato le rimostranze dei delegati birmani e ha cancellato l’intervento dell’inviato speciale Onu in Myanmar, Ibrahim Gambari, previsto per domani. Il segretario generale dell'Asean, Ong Keng Yong, ha spiegato che avrebbe costituito una “distrazione” da quella che è l’agenda del summit. L'inviato del Palazzo di Vetro avrebbe dovuto esporre agli interlocutori i risultati dei suoi colloqui con gli esponenti della giunta birmana, che alla fine di settembre stroncò con la forza le proteste di piazza per la democrazia.
Il viaggio del diplomatico Onu a Singapore è stato salvato in extremis da alcuni incontri bilaterali che sta svolgendo con i singoli rappresentanti dei Paesi membri, come Filippine, Malaysia e Indonesia. Questi ultimi due hanno sostenuto la posizione del ministro birmano Thein Sein, il quale vedeva nell’intervento di Gambari un’interferenza negli affari interni del Myanmar.
Intanto proprio ieri la giunta abbia concesso un terzo incontro ad Aung San Suu Kyi con il ministro del lavoro Aung Kyi. I dissidenti birmani all’estero notano che si tratta del solito stratagemma dei generali: far credere alla comunità internazionale che sono ben intenzionati al dialogo. Dell’incontro di ieri, come sempre, nulla è trapelato.
Pur continuando a negare la vastità della repressione attuata a settembre, il governo militare ha paura delle fughe di notizie dall’interno. Ieri il sito Mizzimanews riportava di una vera e propria campagna di requisizione dei cellulari con scheda cinese utilizzati dagli abitanti dello Stato di Kachin. Questi tipo di telefoni che si servono della rete satellitare sono molto usati nel nord, perché più economici e anche meno controllati.
Ma la popolazione non si arrende e nei monaci continua a trovare una fonte di coraggio. Il 18 novembre, in occasione del secondo mese dall’inizio del “boicottaggio delle elemosine”, la All Burmese Monk’s Alliance, che ha guidato le marce contro il regime, ha diffuso un comunicato. Nel testo si dichiara che il rifiuto di accettare offerte da militari e dai loro parenti continua e si accoglie con favore la nascita di un’altra organizzazione – l’International Burmese Monks Organisation – che negli Stati Uniti riunisce bonzi da tutto il mondo.
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