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AFGHANISTAN-ITALIA
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Lynzy Billing: le ‘lunghe notti’ degli ospedali in Afghanistan

di Daniele Frison

La giornalista britannica di origini afghano-pakistane in un documentario racconta l'operato dell'ong italiana Emergency che dal 1999 ha accompagnato con l'assistenza a feriti e ammalati le tante pagine drammatiche della vita del Paese. "Dopo le bombe, oggi emerge sempre di più il problema della violenza domestica e famigliare". Filippo Bongiovanni, anestesista-rianimatore: "Sproporzione tra le esigenze di cura e le risorse disponibili".

Roma (AsiaNews) - Le “lunghe notti” afghane di Emergency - l’ong italiana che offre cure mediche gratuite alle vittime dei conflitti armati - partirono nel 1999 da Anabah, provincia del Panjshir, per poi giungere a Kabul e Lashkar-Gah, tra centri chirurgici e maternità, una rete di primo soccorso, le carceri. Venticinque anni senza interruzioni, scanditi dalle esplosioni, dalle mass-casualties - l’afflusso massiccio di pazienti che giungono in un breve lasso di tempo in occasione di grandi tragedie -, da una commistione di vita e morte, e da tanta umanità. Lo racconta con uno sguardo anche poetico il documentario Long Night realizzato da Lynzy Billing, giornalista britannica di origini afghano-pakistane, e proiettato in questi giorni in una serata evento al Palazzo delle Esposizioni a Roma.

Billing, vincitrice di tre Emmy Awards per il suo lavoro investigativo sulle strategie della CIA e il finanziamento di forze speciali in Afghanistan, lo scorso luglio è tornata nel Paese per documentare l’attività di Emergency. Long Night è un omaggio ai medici che nell’ultimo quarto di secolo hanno curato più di otto milioni di pazienti feriti dalla guerra. E continuano ancora oggi, accostandosi alle vittime di altre violenze, come quella domestica e familiare, da sempre presenti nella società patriarcale afghana, ma spesso nascoste dal frastuono delle bombe. “Ora la situazione è diversa, cominciano a emergere altri problemi”, ha raccontato Lynzy Billing nell’intervento che ha preceduto la proiezione romana. Problemi della quotidianità acuiti dal regime dei Talebani, che “ci sono sempre stati in ambito relazionale e nelle famiglie, e sono molto difficili da capire nel contesto di un ospedale”, ha aggiunto.

Long Night alterna il racconto di attimi drammatici della storia recente dell’Afghanistan - come l’esplosione di un camion cisterna che nel 2017 nel quartiere delle ambasciate di Kabul uccise 90 persone e ne ferì 400 - a testimonianze di pazienti e medici, compreso il personale afghano, il cui operato è inevitabilmente mischiato al dolore dei lutti personali. “Quando ti trovi a documentare in un ospedale, non sai che cosa succede, non sai quali dottori incontrerai quel giorno, che tipo di pazienti”, ha raccontato Billing che presso le strutture di Emergency - a Kabul, nel Panjshir e nella provincia di Helmand - ha trascorso una dozzina di giorni. “Avevo la preoccupazione di disturbare il loro lavoro. Mi limitavo a stare lì, vedere quali dottori avessero voglia di dire qualcosa. Sono stati incontri nati da coincidenze”.

In Long Night non mancano confessioni intime, emozionanti, talvolta strazianti, di chi ha vissuto gli effetti dell’esplosione di “due o tre bombe al giorno”, e che davanti alla videocamera della giornalista si è lasciato andare a un “momento di pausa, per pensare a ciò che è successo negli anni”. “C'è un’operatrice che ha perso i membri della famiglia in uno dei molti attacchi. Ci fa comprendere quanto sia importante che si relazioni con gli altri pazienti, feriti, che arrivano all’ospedale”, ha raccontato Billing.

All’incontro che ha preceduto l’evento a Roma era presente anche Filippo Bongiovanni, anestesista-rianimatore di Emergency, tornato da Kabul appena due mesi fa. Ha spiegato le dinamiche interne delle strutture sanitarie dell’ong in cui spesso “si crea una sproporzione tra le esigenze di cura e le risorse disponibili”, rappresentata dalle purtroppo frequenti in passato mass-casualties. Al centro chirurgico della capitale, dove ha lavorato, “all'arrivo dei primi feriti, proprio all’ingresso si installa una postazione di triage di massa”, ha spiegato Bongiovanni, che la scorsa estate ha affiancato Billing nel suo lavoro sul campo. Quando accadono eventi drammatici di grandi proporzioni “si lavora per ore, e i giorni successivi sono comunque dei giorni ad alta intensità, perché bisogna recuperare piano piano il trattamento di tutti pazienti non urgentissimi”. Ritmi che negli anni hanno imposto al personale sanitario, sia internazionale sia locale, una formazione di alta qualità.

 “Nel mio vissuto - ha aggiunto Bongiovanni - ho percepito la formazione del personale locale come il cuore della mia missione”. Parlando, quindi, dei chirurghi afghani ha aggiunto: “Sono la prima categoria professionale a essersi formata negli ospedali di Emergency. La loro lunga formazione teorica e pratica e l’esposizione alle vittime di guerra fa sì che siano fra le persone più esperte del mondo nel trattamento di questi pazienti”. L’intervista in Long Night a un chirurgo che opera al centro di Lashkar-Gah dimostra quanto la loro conoscenza racchiuda quella di “4 o 5 diversi specialisti chirurghi europei”. La formazione è una priorità per Emergency, che evita un intervento basato sulla mera sussistenza; l’obiettivo è sempre la “presa in carico clinica dei pazienti”.

Lynzy Billing - appena tornata dalla Siria dove ha raccolto migliaia di fotografie e documenti che raccontano il sistema di oppressione del regime di Bashar al-Assad - ha parlato anche del ruolo “terapeutico” del giornalismo nel rendere giustizia alle vittime “che chiedono conto di ciò che è avvenuto”. Dopo il ritiro dall’Afghanistan degli Stati Uniti nel 2021 la guerra “è stata archiviata troppo frettolosamente dalle nuove autorità, come fanno tutti i nuovi regimi che arrivano al potere dopo un conflitto”, ha affermato. Per questo è importante svolgere ricerche approfondite e, soprattutto, dopo la realizzazione di un reportage, “tornare”. “Io continuo a lavorare sull'operato della CIA in Afghanistan e su quello che è avvenuto a livello militare con la presenza americana e australiana. Credo che sia ancora molto importante capire il ruolo dell'intelligence”, ha aggiunto, in un Paese che per anni è stato stretto da sanguinosi conflitti ancora completamente da decifrare, dove a pagarne le conseguenze più dolorose è sempre stata la popolazione civile.

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