Lutto nazionale a Beirut, e la Lega araba respinge le pretese siriane
Il vertice dei Paesi arabi non ha accolto la richiesta siriana che nel futuro governo libanese di unità nazionale sia dato all’opposizione il diritto di veto su ogni decisione governativa. Al termine di una riunione dai forti contrasti, i ministri degli Esteri dei 22 Paesi rinnovano la richiesta di eleggere Sleiman a presidente della Repubblica libanese.
Beirut (AsiaNews) – Giornata di lutto nazionale, oggi in Libano, per le sette vittime degli scontri che ieri sono scoppiati nella zona meridionale della capitale, roccaforte di Hezbollah, dove una protesta per i tagli della corrente è degenerata in scontri con l’esercito che, a quanto sembra, ha risposto a colpi di arma da fuoco partiti da gruppi di dimostranti.
Tra le vittime c’è Ahmad Hamza, funzionario di Amal, il movimento sciita capeggiato dal presidente del Parlamento Nabih Berri. Le altre sono quattro attivisti di Hezbollah, un operatore dei soccorsi ed un civile. Ci sono anche una quarantina di feriti. Mentre i due movimenti sciiti – accusati dal governo di aver provocato gli incidenti - chiedevano ai manifestanti di fermarsi, proteste si sono accese nel sud del Paese, provocando la chiusura dell’autostrada tra Sidone e Tiro; chiusa anche la via per Baalbek.
Al sangue nelle strade si accompagna un tentativo dei Paesi della Lega araba di accrescere la pressione per ottenere che l’11 febbraio – tredicesima convocazione del Parlamento per l’elezione del capo dello Stato – si arrivi alla votazione per eleggere Michel Sleiman, comandante dell’esercito. Una riunione al Cairo dei ministri degli Esteri della Lega araba, ha espresso ieri sera nuovo sostegno alla iniziativa della stessa organizzazione, che prevede l’elezione di Sleiman, la formazione di un governo di unità nazionale ed una nuova legge elettorale.
Ma proprio la composizione del futuro governo è il punto sul quale l’opposizione, guidata da Hezbollah, ha finora bloccato il piano. Essa chiede che nel futuro esecutivo le siano riconosciuti 10 ministri. Tale numero, in base alla legge, costituisce il “terzo di blocco”, in quanto consente un veto a qualsiasi decisione del governo.
L’ipotesi di concedere il “terzo di blocco” è respinta dalla maggioranza parlamentare libanese, che ha approvato il piano arabo. Ed ora anche dalla stessa Lega. In tal senso si è apertamente espresso al termine della riunione di ieri Amr Moussa, il segretario dell’organizzazione che riunisce 22 Paesi arabi. “Ci siamo accordati – ha detto al termine della riunione del Cairo - sulla formazione di un governo di unità nazionale, all’interno del quale nessuno deve avere la maggioranza assoluta degli incarichi. E l’opposizione non può avere il terzo di blocco”.
La riunione, secondo fonti di stampa, è stata piuttosto tempestosa, con la Siria che ha premuto perché nel futuro governo Hezbollah ed i suoi alleati potessero avere i contestati 10 ministri e gli altri, in prima fila egiziani e sauditi, che si sono opposti. Sembra anzi che Il Cairo e Riyadh abbiano minacciato di non andare a Damasco per il prossimo vertice della Lega, in programma a marzo, facendogli quindi perdere ogni rilevanza. (PD)
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