Lunga, ma senza alternative, la marcia del dialogo ecumenico
Paphos (AsiaNews) - Con la comune affermazione dela volontà di andare avanti "a tutti i costi", si sono conclusi a Pafos, a Cipro i lavori della prima fase del dopo Ravenna 2007, i colloqui tra ortodossi e cattolici per l'unità delle due Chiese. A Ravenna, cattolici e ortodossi avevano firmato un testo in cui veniva riconosciuto che primato e collegialità sono concetti interdipendenti. Per questa ragione il primato nella vita della Chiesa, a tutti i livelli - regionale e universale - va sempre visto ed esaminato nel contesto della collegialità (sinodale) e al pari tempo la collegialità (il sinodo) in quello del primato.
Come si era dunque concordato nell’incontro di Ravenna, dove, come giustamente osservava il vescovo cattolico Dimitri Salachas, per la prima volta dopo secoli di incomprensione si è iniziato a parlare seriamente dell’unità delle due Chiese, la commissione ha discusso sul ruolo del vescovo di Roma nel primo millennio basandosi su un testo preparato dalla commissione mista nell’ottobre del 2008 a Creta, in Grecia. Il testo, intitolato "il ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio" cerca di approfondire le prese di posizione delle personalità che hanno contraddistinto la storia della Chiesa del primo millennio, allora unita, ed esaminarle nel contesto storico, sociale e culturale di quel periodo.
La ragione di cominciare le discussioni prendendo in esame lo stato della Chiesa del primo millennio sta, come tutti concordano, nel fatto che c’è la volontà delle due parti di partire da quello che storicamente unisce le due Chiese, per poter poi arrivare a comprendere meglio, nel contesto socio-culturale storico, il perché della divisione, malgrado la necessità dell’unità delle due Chiese.
Certo la strada è lunga, si commentava a Paphos, ma c'è la volontà di ambedue le parti di andare avanti a tutti i costi, cercando di smussare anche le velleità di chi nel proprio gregge si oppone alla prospettiva dell’unità. Nel mondo ortodosso sono alcuni settori che si compiacciono di una loro indipendenza, caratterizzata però da una cultura provinciale, mentre nel mondo cattolico si trova in alcuni settori caratterizzati da un esasperato razionalismo dogmatico, che blocca una maggiore disponibilità nell’affrontare le varie questioni. Soffriamo di un esagerato papismo, ci ha confidato un prelato cattolico, in un'epoca, prosegue, in cui anche lo stesso Benedetto XVI fa spesso riferimento ai testi dei grandi padri della Chiesa unita. Non sono pochi nel movimento ecumenico a concordare sul fatto che nella gestione degli affari della Chiesa è prevalsa una concezione più dispotica che episcopale. Ragion per cui siamo arrivati al catastrofico secondo millennio, con tutte le sue conseguenze per la Chiesa universale.
Insomma si cerca di affrontare il nefasto secondo millennio - quello della divisione e delle scomuniche - il più tardi possibile, facendo proprie le considerazioni del grande fisico tedesco Max Plank, come non a caso si commentava maliziosamente a Cipro, per il quale le nuove teorie vengono accettate non perché i loro creatori le accettano, ma perché le nuove generazioni crescono e si formano in queste. In altre parole, il tempo è il miglior medico
E c’è stato chi ha ricordato le parole dette dal Patriarca ecumenico Bartolomeo I a Roma nel 2004 in occasione di un incontro con una folla di giovani alla chiesa dell’apostolo Bartolomeo sull’isola Tiberina, organizzato dalla Comunità di San Egidio. Alla loro richiesta su quando ci sarà finalmente l'unità tra le due Chiese, Bartolomeo rispose, ricevendo un mare di applausi, che "se l’unità dipendesse da noi sacerdoti la strada sarà lunga, .ma sarete voi, i fedeli della Chiesa che ci spingerete ad accelerare i tempi".
La commissione mista, infine, si è data appuntamento, per continuare la discussione e la correzione del testo di Creta, il prossimo settembre (20-27) del 2010 a Vienna. Organizzatore sarà il cardinale Christoph Schönborn