26/02/2007, 00.00
IRAN
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Londra: minacce e aperture sul nucleare iraniano

La riunione inglese dei «5+1» si è svolta mentre sia da Washington che da Teheran arrivano cupi avvertimenti e roboanti dichiarazioni. Non è però fuori gioco il partito del dialogo a tutti i costi. E qualche critica al programma nucleare arriva anche dal’interno del regime degli ayatollah.

Londra (AsiaNews/Agenzie) – Vedere come riportare Teheran al tavolo della trattativa attraverso la minaccia, o l’imposizione, di nuove sanzioni, che potrebbero essere il divieto di viaggi in Occidente per esponenti politici iraniani e restrizioni economiche. Sembra essere stato questo l’obiettivo reale della riunione oggi a Londra dei 5+1 (i cinque membri del Consiglio di sicurezza: Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia più la Germania) avente ad oggetto la risposta da dare all’Iran dopo che il rapporto dell’Agenzia per l’energia atomica, AIEA, ha denunciato la non osservanza dell’Iran della sospensione del programma di arricchimento del combustibile nucleare, chiesta dal Consiglio di sicurezza.

La riunione è stata un “esercizio preliminare”, secondo la definizione del portavoce di Tony Blair, a livello di dirigenti dei ministeri degli Esteri, seguita al rapporto dell’AIEA che ha rivelato che, anziché obbedire, Teheran sta incrementando la produzione.

Toni minacciosi e profferte di disponibilità si sono intersecati alla vigilia dell’incontro, per quelle che appaiono mosse di pressione nei confronti della controparte. Così si sono infittite le voci di piani statunitensi per un bombardamento delle centrali iraniane. Smentite dai portavoce del Pentagono, le minacce hanno trovato eco in un’affermazione del vicepresidente Dick Cheney che sta compiendo un tour in Asia  nel Pacifico. Da Sidney ha sostenuto che autorizzare l’Iran a dotarsi di armi nucleari sarebbe “un grave errore”, aggiungendo che “tutte le opzioni sono ancora sul tavolo”.

Sull’altro fronte, ieri il vice ministro degli Esteri Manuchehr Mohammadi aveva affermato che Teheran era pronta “anche a una guerra” per difendere il suo nucleare. E il presidente Amhmoud Ahmadinejad ha sostenuto che il programma nucleare iraniano è “un treno ad una sola direzione, senza stazioni per fermarsi, invertire la marcia o frenare”. “Non credo – ha replicato oggi l'alto rappresentante per la politica estera dell' Ue, Javier Solana, durante una conferenza stampa congiunta con il segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer – sia intelligente avere un treno senza freni in generale, nella vita, ma anche quando si lavora su materie sensibili come il nucleare”. “I freni – ha aggiunto - sono uno strumento sempre utile nella vita”. “L’Iran – ha dichiarato oggi il portavoce del premier britannico Tony Blair – non deve commettere errori sull’unità della comunità internazionale per opporsi alla continua violazione” dei suoi obblighi.

La frase di Ahmadinejad – che mercoledì andrà a Khartoum per cercare sostegno dal Sudan - è stata criticata anche da qualche giornale iraniano, sostenendo che dà un’idea di ingovernabilità del programma nucleare. Che non è sfuggito a obiezioni anche da parte di politici. Le critiche hanno fatto avanzare ad analisti occidentali, l’ipotesi di dubbi del vero capo di Stato dell’Iran, la Suprema Guida Ali Khamenei. Espressione di tali dubbi potrebbe essere una frase che l’Agenzia Irna attribuisce all’ex presidente Mohammad Khatami, secondo il quale “i negoziati richiedono buona volontà e mancanza di pre-condizioni”. La sospensione dell’arricchimento come precondizione ai colloqui è “una domanda illogica e illegale ed è in contraddizione con la dignità della nazione iraniana”, ha dichiarato dal canto suo il portavoce del governo,  Gholamhossein Elham. E Ali Lariani, segretario del Consiglio nazionale di difesa ha dichiarato che il suo Paese è pronto ad accogliere “positivamente” una richiesta statunitense di negoziati, “ma senza pre-condizioni”.

Dal canto suo, il segretario generale della Lega araba, Amr Moussa, citato dall’agenzia egiziana MENA, ha chiesto la prosecuzione del dialogo invece della scelta di azioni militari o procedure legali che potrebbero portare ad un deterioramento della situazione nella regione. Preoccupazione per le voci di un eventuale attacco Usa all'Iran sono state espresse anche dal ministro degli Esteri russo, Lavrov. “Si sono moltiplicate, – ha dichiarato Lavrov, citato dall'agenzia Interfax - e questo ci preoccupa, le previsioni e supposizioni sul fatto che l'Iran potrebbe essere colpito”.

Dal canto suo, il viceministro degli Esteri di Teheran Said Salili, ha dichiarato all’agenzia ufficiosa Fars che “spetta alle grandi potenze eliminare le preoccupazioni dell’Iran” e “guadagnare la sua fiducia”.

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