Lo sviluppo dell'Asia minato da inflazione e invecchiamento
Secondo un aggiornamento al Rapporto annuale dell’Asian Development Bank, i governi che limitano la demografia perdono almeno 1 punto di Pil ogni anno: e la Cina rischia di vedere la proporzione fra anziani e lavoratori quadruplicarsi entro il 2050. Altissimo il rischio di una nuova ondata di inflazione, che storicamente conduce a proteste sociali e violenze.
Hong Kong (AsiaNews) - L’invecchiamento della popolazione e l’aumento dell’inflazione mettono a rischio la crescita e lo sviluppo dei Paesi asiatici. Se i governi dell’area non affronteranno presto questi due problemi, rischiano la recessione economica e l’aumento delle proteste sociali. Lo scrive oggi l’Asian Development Bank (Adb) nel suo aggiornamento al Rapporto annuale. Secondo i tecnici dell’Adb, vanno riviste al ribasso le previsioni per la crescita e al rialzo quelle inflattive.
La Banca invita gli esecutivi a mettere in atto delle riforme strutturali “entro i prossimi anni”. Inoltre prevede per il 2011 una crescita dell’area pari al 7,5%, una riduzione rispetto alla proiezione del 7,8% prevista tre mesi fa. Tuttavia, questo abbassamento è imputabile alle “preoccupazioni crescenti” rispetto alle economie statunitensi ed europee, che secondo l’Adb “frenano” lo sviluppo del resto del mondo. Dai dati è escluso anche il Giappone, che dopo lo tsunami di 6 mesi fa stenta a ripartire.
Secondo Changyong Rhee, capo economista della Banca, il problema principale riguarda la demografia: “La popolazione asiatica invecchia a una velocità mai vista prima nella storia dell’umanità”. In Cina, ad esempio, entro il 2050 la proporzione fra popolazione in grado di lavorare e popolazione in pensione sarà quadruplicata rispetto ad oggi: un dato che supererà quello degli Stati Uniti.
Negli ultimi tre decenni, sottolinea l’Adb, “quelle nazioni che hanno promosso strutture sociali che aiutano la crescita della popolazione e sostengono gli anziani sono cresciuti di più di un punto percentuale di Pil”. Non è il caso della Cina, che mantenendo la propria “politica del figlio unico” vede aumentare in maniera drastica coloro che sono a carico dello Stato mentre diminuiscono i lavoratori abili a produrre reddito.
L’altra grande minaccia allo sviluppo, secondo il Rapporto, è l’inflazione in continua crescita: per l’Adb, il tasso di inflazione che l’Asia deve aspettarsi per quest’anno è pari al 5,8%. Si tratta di un aumento importante rispetto alle stime, che prevedevano un tasso del 5,3%. Questo si spiega con la crisi economica mondiale, la diminuzione dei posti di lavoro negli Stati Uniti e l’incapacità europea di risolvere la propria crisi del debito.
Tutti questi fattori hanno convinto Corea del Sud, Indonesia, Malaysia e Filippine a evitare di rialzare i tassi di interesse di questo mese. Ma, secondo i tecnici dell’Adb, “i governi si devono preparare a una maggiore volatilità dei capitali, che a sua volta porta una minaccia persistente dell’aumento dei prezzi. L’inflazione è una preoccupazione costante per tutti noi”.
La Banca invita gli esecutivi a mettere in atto delle riforme strutturali “entro i prossimi anni”. Inoltre prevede per il 2011 una crescita dell’area pari al 7,5%, una riduzione rispetto alla proiezione del 7,8% prevista tre mesi fa. Tuttavia, questo abbassamento è imputabile alle “preoccupazioni crescenti” rispetto alle economie statunitensi ed europee, che secondo l’Adb “frenano” lo sviluppo del resto del mondo. Dai dati è escluso anche il Giappone, che dopo lo tsunami di 6 mesi fa stenta a ripartire.
Secondo Changyong Rhee, capo economista della Banca, il problema principale riguarda la demografia: “La popolazione asiatica invecchia a una velocità mai vista prima nella storia dell’umanità”. In Cina, ad esempio, entro il 2050 la proporzione fra popolazione in grado di lavorare e popolazione in pensione sarà quadruplicata rispetto ad oggi: un dato che supererà quello degli Stati Uniti.
Negli ultimi tre decenni, sottolinea l’Adb, “quelle nazioni che hanno promosso strutture sociali che aiutano la crescita della popolazione e sostengono gli anziani sono cresciuti di più di un punto percentuale di Pil”. Non è il caso della Cina, che mantenendo la propria “politica del figlio unico” vede aumentare in maniera drastica coloro che sono a carico dello Stato mentre diminuiscono i lavoratori abili a produrre reddito.
L’altra grande minaccia allo sviluppo, secondo il Rapporto, è l’inflazione in continua crescita: per l’Adb, il tasso di inflazione che l’Asia deve aspettarsi per quest’anno è pari al 5,8%. Si tratta di un aumento importante rispetto alle stime, che prevedevano un tasso del 5,3%. Questo si spiega con la crisi economica mondiale, la diminuzione dei posti di lavoro negli Stati Uniti e l’incapacità europea di risolvere la propria crisi del debito.
Tutti questi fattori hanno convinto Corea del Sud, Indonesia, Malaysia e Filippine a evitare di rialzare i tassi di interesse di questo mese. Ma, secondo i tecnici dell’Adb, “i governi si devono preparare a una maggiore volatilità dei capitali, che a sua volta porta una minaccia persistente dell’aumento dei prezzi. L’inflazione è una preoccupazione costante per tutti noi”.
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