Lo Yasukuni continua a fermare la riconciliazione tra Cina e Giappone
Una proposta del leader dell'opposizione giapponese di togliere dal tempio i criminali di guerra sembra rispondere alle frasi di Hu Jintao contro le visite di Koizumi, che hanno raffreddato le speranze di riconciliazione.
Tokyo (AsiaNews) Rimuovere dal tempio Yasukuni i 14 criminali di guerra "di prima categoria", la presenza dei quali è all'origine delle contestazioni cinesi e coreane. La proposta avanzata ieri da Ichiro Ozawa, leader del Partito democratico, il maggior gruppo di opposizione giapponese, segue di pochi giorni le affermazioni fatte da Hu Jintao proprio contro le visite del primo ministro giapponese Koizumi allo Yasukuni. Le frasi del presidente cinese hanno provocato la reazione di Tokyo e hanno quindi allontanato le prospettive di una riconciliazione a breve termine.
Il 31 marzo, infatti, una delegazione giapponese di rappresentanti di sette gruppi "amici della Cina" è stata accolta dal presidente cinese Hu Jintao nella grande sala del palazzo del Popolo a Pechino. La personalità dell'ospitante, il luogo dell'incontro e la sua durata (90 minuti) sono già indice dell'importanza data all'udienza, anche perché a guidare il gruppo giapponese è stato Ryutaro Hashimoto, predecessore di Junichiro Koizumi nella carica di primo ministro.
L'incontro è stato, senza dubbio, l'avvenimento più importante per le prospettive di disgelo tra le due nazioni da oltre un anno. Ad esso guardavano con speranza anche le diplomazie di molte nazioni dell'Asia e degli Stati Uniti.
Ma, malgrado l'atmosfera di cordialità, che ha caratterizzato l'inizio dell'udienza, lo scopo non è stato raggiunto.
La responsabilità immediata del fallimento è da attribuirsi al discorso del presidente cinese, che nell'intenzione dei compilatori doveva essere rivolto al popolo giapponese; è risultato, invece, una filippica contro Koizumi. Il contenuto del discorso può essere riassunto in tre punti. Innanzitutto Hu Jintao ha riconosciuto che le relazioni tra la Cina e il Giappone sono della massima importanza per lo sviluppo dei due popoli e per la pace in Asia. Per questo è suo desiderio migliorarle. Secondo: ha assicurato che la Cina non ha alcuna intenzione di minacciare militarmente altre nazioni né tende a egemonia economica perchè, ha detto, " è ancora un Paese in via di sviluppo". Affrontando infine il problema degli incontri al vertice interrotti da cinque anni, ha detto: "Siamo pronti a attuarli in qualsiasi momento a condizione che il premier giapponese (l'attuale e i successori) d'ora innanzi non visiti più il santuario Yasukuni dove, assieme ai caduti per la patria, sono onorati anche alcuni criminali di guerra".
La frase ha rovinato l'atmosfera dell'incontro, anche perché era stato preventivamente escluso ogni accenno diretto allo Yasukuni e ai criminali di guerra e, poco prima della partenza, alcuni membri della delegazione si erano recati all'ambasciata cinese a Tokyo chiedendo, a loro volta, l'esclusione di tale accenno. Hu Jintao, invece, ne ha parlato esplicitamente. I giapponesi hanno interpretato l'offerta condizionata come un'insopportabile interferenza negli affari interni della loro nazione e le reazioni negative del governo non si sono fatte attendere. Il ministro degli esteri Taro Aso ha denunciato la grave scorrettezza diplomatica cinese: "I loro metodi - ha detto - sono incomprensibili. Ritengo che i leader di due Paesi debbano incontrarsi per risolvere i problemi e non imporre soluzioni prima dei colloqui", e non si è trattenuto dall'indicare la Cina come una minaccia militare. E per il presidente dell'associazione degli industriali, Kakutaro Kitashiro, che pure è pro-cinese, "Un commento come questo rischia di fare delle visite allo Yasukuni un tema politico. L'opinione pubblica giapponese diventerà tale che sarà impossibile ai politici interrompere le visite al tempio contestato".
Sembra, tuttavia, che il rischio che il presidente cinese ha voluto correre sia calcolato. Secondo gli analisti i motivi, non confessati, ma sostanziali, sono due. Innanzitutto Hu sapeva che l'uditorio del discorso non era un solo popolo ma due: il giapponese e il suo. Dopo le gravi dimostrazioni popolari antigiapponesi dell'anno scorso, non poteva dare l'impressione di sottovalutare le loro motivazioni. Inoltre, sapendo che Koizumi lascerà la carica il prossimo settembre, pare che stia tentando di influire indirettamente sulla scelta del successore e del relativo programma di politica estera.