Lo Sri Lanka attende di essere il “miracolo dell’Asia”
Colombo (AsiaNews) – Sarath Fernando, noto analista politico e Moderatore delle Riforme per Territori e agricoltura, valuta le elezioni politiche dell’8 aprile. Il voto ha visto la vittoria del partito United People Freedom Alliance che sostiene il presidente Mahinda Rajapaksa, già vincitore delle precedenti elezioni presidenziali, che ha avuto 4.846.388 voti e 144 seggi su 225, rispetto allo United National Front con 2.357.057 voti e 60 seggi. Ieri il nuovo parlamento si è insediato e ha eletto portavoce Chamal Rajapaksa, fratello maggiore del presidente.
Invece, merita di essere notato il radicale cambiamento avvenuto in pochi decenni nell’intero sistema politico del Paese. Nello Sri Lanka dagli anni ’40 sono state operate, con il sistema del suffragio universale, molte riforme sociali a favore dei settori sociali più bisognosi, con campagne promosse dalla sinistra, che allora era molto più forte. In questo modo il Paese ha adottato l’istruzione gratuita, l’assistenza sanitaria gratuita, una politica di interventi pubblici per tutelare i poveri con prezzi bassi per gli alimentari (con un sussidio di riso e prezzi controllati per gli alimenti essenziali e altri servizi) e anche una serie di interventi del governo a tutela degli interessi della popolazione contro lo sfruttamento degli imprenditori. In questo modo l’intervento del governo è diventato maggiore e l’espansione del capitale privato è stato in parte impedito dalle politiche governative.
Questa politica dell’intervento organizzato di popolazione, lavoratori, agricoltori, consumatori, costituì il modello per le riforme del sistema del welfare. Queste riforme contribuirono a rafforzare la democrazia. Queste vittoria crearono anche grandi aspettative tra i giovani. Le ribellioni armate promosse dai giovani, sia nel sud (nel 1971 e nel 1988) che nel nord (dal 1976 e 1983) del Paese, furono soppresse con violenza dal governo, che rafforzò il suo potere militare e le leggi come la Prevenzione di atti terroristi.
Da allora i governi hanno utilizzato il potere politico per sopprimere i diritti della popolazione e l’intervento politico delle classi lavoratrici. Fu data priorità al settore privato, i cui interessi furono privilegiati nella politica dei governi.
Queste elezioni dimostrarono anche che per raggiungere il potere non erano necessarie simili promesse false. I capitalisti privati avevano già abbastanza fiducia [in tali candidati] per sapere che non sarebbero andati contro gli interessi del capitalismo. La promessa di Mahinda di rendere il Paese “il miracolo dell’Asia” crea allarme per le sue implicazioni. Significa invitare le compagnie estere a venire e sfruttare lavoro a basso costo e le risorse naturali per loro esclusivo profitto. In pratica, da 30 anni abbiamo visto sfruttare i poveri a vantaggio dei ricchi, piuttosto che ridurre la povertà.
La situazione attuale è che chi viene eletto deve avere sufficiente forza economica e conoscenze. I leader politici più corrotti sono i candidati che hanno più probabilità di essere eletti, come Duminda Silva, Thilanga Sumathipala e altri. Oppure anche i politici trasformisti come Jonstan Fernando che è andato da una parte all’altra e ha avuto molti voti di preferenza.
Il popolo deve sviluppare la propria strategia e formulare una propria politica, anche senza pretendere di avere candidati eletti. Questo può essere fatto dalle organizzazioni di lavoratori, contadini, pescatori, donne, giovani e altri. Questi possono diventare un’alleanza.
E’ possibile, se vediamo come la gente si è opposta ai potenti locali e stranieri, contro la privatizzazione di imprese statali. Ora la sanità è stata privatizzata in gran parte. E i poveri non hanno accesso ai servizi sanitari. I costi per medicine, dottori e cure sono troppo alti per i poveri.
Allo stesso modo, l’istruzione è ora qualcosa che occorre comprare, dalle scuole primarie fino ai livelli superiori. Circa 100mila studenti qualificati non possono entrare in università per mancanza di posti. Ci dovrebbero essere impieghi alternativi per le loro capacità. Utilizzare le loro capacità renderebbe lo Sri Lanka il miracolo dell’Asia, non quale competizione con i Paesi ricchi, ma quale possibilità per i meno ricchi di sfruttare le loro capacità potenziali a trasformare la natura e sfruttare risorse rigenerabili. Occorre una nuova visione politica. I politici devono avere questa visione”.