L'influenza aviaria distrugge l'economia
Hanoi (AsiaNews/Agenzie) - Il portavoce dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Bob Dietz, ha messo in guardia su una probabile mutazione del virus dell'influenza dei polli (H5N1). Questo può portare alla trasmissione del virus non più soltanto da animale a uomo, come si è verificato finora, ma anche da uomo a uomo. Gli esperti non sono ancora in grado di prevedere i tempi dell' evoluzione del virus né hanno riscontrato prove di contagio da uomo a uomo o di un'insorgenza della malattia per aver mangiato carne di pollo. Il contatto con i polli è il veicolo più comune di trasmissione della malattia, anche se alcuni funzionari della sanità non considerano pericoloso mangiare la carne di pollo se cotta in maniera appropriata. Intanto, si è già iniziato a lavorare per trovare un vaccino in grado di contrastare l'influenza aviaria, contro la quale il sistema immunitario dell'uomo non è in grado di combattere.
A differenza che in Corea del Sud e Giappone, in Vietnam per la prima volta il virus si è trasmesso all'uomo, dove l'infezione si è limitata ai polli. La situazione nel paese continua a essere critica non solo dal punto di vista sanitario, ma anche dal punto di vista economico: in una nazione a basso reddito, le risorse sono insufficienti per affrontare un'emergenza che secondo i funzionari richiederà alcuni mesi per essere superata. Il turismo, che costituisce un importante fonte di introito per il paese, si appresta a subire una nuova battuta d'arresto, poco dopo aver superato la crisi della SARS. Anche l'industria del pollame rischia di subire un collasso.
I problemi legati alla diffusione del virus non coinvolgono soltanto il paese ad "alti livelli". L'abbattimento dei polli sta creando enormi disagi a tutta la popolazione, soprattutto alle famiglie e ai piccoli allevatori. Secondo stime ufficiali, ci sono in Vietnam 254 milioni di polli e anatre. L'80% delle 10 milioni di famiglie vietnamite possiede circa 20 polli e molte allevano anatre usandone lo sterco come fertilizzante per le proprie risaie. Dei 2300 allevamenti presenti nel Paese, ognuno possiede almeno 2000 polli. Per queste ragioni, molti vietnamiti si sono rifiutati di abbattere i polli come imposto dalle autorità governative, suscitando la preoccupazione della FAO. Dal punto di vista sanitario, il rischio di diffusione del virus è molto alto: la maggior parte dei vietnamiti ha ogni giorno uno stretto contatto con i polli.
L'influenza dei polli ha anche condizionato le feste del Capodanno lunare costringendo i vietnamiti a modificare alcune usanze tradizionali. Molte famiglie hanno rinunciato a presentare agli antenati le offerte di polli e hanno deciso di cucinare piatti a base di pesce. Nel villaggio di Minh Chay, a 60 Km da Hanoi, alcuni funzionari della sanità del vicino distretto di Ba Vi si sono recati a casa della bambina morta la scorsa settimana a causa del virus per fare delle ispezioni e disinfettare il pollaio bloccando la diffusione del virus. Il padre della bambina ha detto di non sapere come sua figlia abbia contratto il virus. Egli ha ammesso di essersi rifiutato di vendere e soprattutto di uccidere i suoi 50 polli, anche se molti si erano ammalati prima del contagio della figlia. Una commerciante dello stesso villaggio ha detto che molti allevatori tritano la carne dei polli che accusano i sintomi dell'infezione e ne fanno un dolce tradizionale (gio) per venderlo al mercato.
Tutto ciò richiede una capillare attività di prevenzione, controllo e intervento non solo nei grandi allevamenti e nei mercati centrali, ma anche a livello locale. Molte sono le difficoltà in questo senso, a causa di un debole sistema sanitario e veterinario poco strutturato ed efficiente, che non riesce ad arrivare alle aree più marginali del paese.
Le autorità del Vietnam stanno cercando di evitare reazioni negative da parte della popolazione, visitando le aree più colpite e assicurando risarcimenti per quanti hanno abbattuto i propri polli. Il direttore del dipartimento di veterinaria del Ministero dell'Agricoltura e dello Sviluppo Rurale, Nguyen Van Thong, ha dichiarato che dall'inizio di gennaio, prima dell'ordine di abbattimento dei polli, gli allevatori delle province più colpite (in particolare Long An e Tien Giang a sud-ovest) hanno venduto 900 mila polli vivi. Non è ancora chiaro se questi polli siano stati abbattuti o meno.
In Thailandia, dove il governo aveva smentito la notizia della presenza del virus H5N1, è stato confermato il primo caso di contagio di un bambino della provincia di Suphan Buri, a nord-ovest di Bangkok. Il Ministro della Sanità, Sudarat Keyuraphun, ha assicurato che si stanno portando avanti tutte le misure necessarie per contrastare la diffusione del virus nel paese. Il Ministro dell'Agricoltura, Newin Chidchob, ha dichiarato che sono stati abbattuti 6 milioni di polli nelle province di Nakorn Sawan e Chachersao, ma secondo alcuni funzionari molti sono affetti da forme di virus meno gravi o da malattie respiratorie. Le autorità thailandesi hanno predisposto l'eliminazione dei polli temendo contraccolpi nell'esportazione. Secondo il governo, infatti, alcuni allevatori potrebbero somministrare ai polli antibiotici vietati e considerati dannosi all'estero. (MR)
13/03/2006