Libertà religiosa, per il secondo anno l’India fra i "Paesi a rischio"
di Nirmala Carvalho
Il rapporto annuale della Commissione americana per la libertà religiosa condanna di nuovo le persecuzioni religiose del Paese. Il Segretario generale della Conferenza episcopale ad AsiaNews: “Il problema è la connessione fra politica e fondamentalismo”.
Agra (AsiaNews) – L’India “ha una nobile tradizione di rispetto per le religioni e le culture diverse, ma in alcuni casi la situazione non è più così. I fondamentalisti stanno iniziando ad erodere le garanzie costituzionali, eliminando molti aspetti di libertà individuali. Prima fra tutti la libertà religiosa: ma la protezione dei diritti legati al credo è una necessità, per la più grande democrazia del mondo”. Lo dice ad AsiaNews da mons. Albert D’Souza - Segretario generale della Conferenza episcopale cattolica e arcivescovo di Agra - commentando il Rapporto della Commissione americana per la libertà religiosa, che per il secondo anno di seguito mette l’India fra i Paesi a rischio.
Secondo il testo, il governo indiano “riconosce il problema della violenza locale e ha creato alcune strutture per rispondere alla minaccia. Tuttavia, la giustizia per le vittime è ancora lenta e spesso senza effetto reale: quindi crea di fatto un pericoloso clima di impunità. Anche se nel periodo preso in esame non si sono verificati attacchi su larga scala contro le minoranze religiose, gli attacchi ai cristiani e ai musulmani – e ai loro luoghi di culto – sono continuati, insieme a episodi di intolleranza contro entrambe le comunità”.
L’arcivescovo D’Souza spiega: “La Costituzione indiana garantisce la libertà religiosa: l’articolo 25 tutela la possibilità di professare, praticare e propagare il proprio credo, rassicura la libertà di coscienza. I dettami della Costituzione sono messi in pratica dalla legge: in generale, la nostra Repubblica deve essere applaudita per la protezione che garantisce alle minoranze, etniche e religiose. Tristemente, però, la libertà è minacciata da fondamentalisti e forze politiche estremiste, che propagano ideologie sbagliate e pericolose”.
Per il presule, “basta guardare al recente passato. Siamo stati testimoni di attacchi orchestrati contro diverse espressioni religiose e culturali, che il più delle volte prendono di mira le parti più deboli della nostra società. È necessario rinforzare la situazione dei dalit, dei tribali e delle minoranze. La loro tutela è necessaria per celebrare veramente la pluralità religiosa e culturale del Paese. Il problema riguarda però la struttura politica del Paese”.
In diversi Stati, conclude mons. D’Souza, “esiste una reale connessione fra i politici e gli estremisti, di cui sposano le idee. Quelli che dovrebbero garantire le minoranze diventano discriminatori: anche se ci sono delle leggi precise, alcuni interventi mirati da parte delle autorità le minano al loro stesso interno: è essenziale che questa catena si spezzi. Così come è importantissimo che ogni governo statale metta in pratica le garanzie costituzionali, ad ogni livello”.
Vedi anche
Kerala, l’omicidio di un cristiano dalit è un ‘delitto d’onore’
08/11/2018 12:29
08/11/2018 12:29