Libero il cristiano di Sangla Hill detenuto per blasfemia
È stato scarcerato su cauzione; l'accusa, ritirata già il mese scorso. A novembre il suo caso aveva fatto esplodere le violenze contro chiese e case dei cristiani.
Sangla Hill (AsiaNews) È libero Yousaf Masih, il cristiano detenuto per blasfemia. La sua presunta colpa aveva fatto esplodere le violenze contro la comunità cristiana a Sangla Hill, Pakistan. Il 18 febbraio scorso, il tribunale anti-terrorismo gli ha accordato il rilascio dietro cauzione. Il cristiano, subito scarcerato, ha dichiarato di essere felice e ha ringraziato tutti coloro che lo hanno sostenuto. A riferirlo è un comunicato stampa della Commissione di Giustizia e Pace, organo della Chiesa cattolica pakistana, che si occupa di diritti umani.
Due giorni dopo, il 20 febbraio, anche 65 degli 85 musulmani detenuti per l'assalto alle chiese di Sangla Hill sono stati scarcerati anche loro su cauzione.
Lo scorso mese, Mohammad Saleem Kalu, l'uomo che aveva denunciato per blasfemia Yousaf Masih, ha ritirato le accuse e firmato un documento in cui dichiara l'uomo innocente. Saleem ha aggiunto di aver accusato il cristiano sulla base di "un mero sospetto".
Proprio l'accusa di blasfemia contro Masih, un bracciante semi-analfabeta, ha scatenato l'orda di circa 2 mila musulmani che il 12 novembre ha attaccato, distrutto e bruciato tre chiese cristiane, un convento, due scuole cattoliche, la casa di un pastore protestante e quella del parroco cattolico, un ostello per ragazze e alcune case di cristiani nel villaggio di Sangla Hill.
Il 2 dicembre i leader di alcuni gruppi religiosi islamici, riuniti per la preghiera del venerdì, avevano ribadito la condanna al cristiano e chiesto l'impiccagione pubblica dell'uomo.
La cosiddetta legge sulla blasfemia (ovvero l'articolo 295 b e c del Codice penale pakistano) punisce con l'ergastolo le offese al Corano e stabilisce la morte o il carcere a vita per diffamazioni contro il profeta Maometto.
Molto spesso la legge viene utilizzata per eliminare avversari e nemici personali. La Chiesa cattolica e le comunità di minoranza chiedono la totale abrogazione della legge, considerata un' "anomalia" nel sistema giudiziario del Paese.