Liberati gli ultimi ostaggi, la Corea valuta il costo del rapimento
Sono stati liberati ieri, in serata, gli ultimi 7 ostaggi sudcoreani rapiti in Afghanistan lo scorso luglio. Il governo chiede alle famiglie di contribuire al pagamento del riscatto, mentre la società attacca l’irresponsabilità della chiesa presbiteriana che ha organizzato il viaggio.
Seoul (AsiaNews/Agenzie) – A poche ore dalla liberazione degli ultimi 7 ostaggi, la Corea del Sud inizia a valutare il costo, diplomatico ed umano, del rapimento dei 23 missionari cristiani avvenuto in Afghanistan sei settimane fa ad opera di integralisti islamici.
Per ottenere la liberazione dei propri concittadini, infatti, il governo è stato costretto a trattare in maniera diretta con i talebani ed a promettere loro il ritiro delle truppe sudcoreane dal Paese, oltre al bando di ogni attività missionaria in Afghanistan.
Secondo il vescovo di Daejon e presidente della Caritas coreana, mons. Lazzaro You, questo gesto “ha umiliato la nazione”, mentre il responsabile della comunità cattolica internazionale a Kabul, p. Moretti, parla di “pericoloso precedente, che potrebbe essere usato per allontanare tutti i non islamici dal Paese”.
Anche la società coreana, che ha seguito con apprensione la vicenda, inizia a denunciare “l’irresponsabilità” dei protestanti. Shim Chin-pyo, il padre di uno degli ostaggi uccisi nel corso della crisi, attacca la chiesa presbiteriana di Saemmul: “Mi chiedo come abbiano fatto ad essere così incoscienti da mandare dei giovani in uno dei Paesi più pericolosi del mondo”.
Da parte sua, Seoul sembra condividere il giudizio, tanto che avrebbe chiesto alle famiglie degli ostaggi di contribuire al pagamento del riscatto e persino dei biglietti aerei per il rientro a casa dei missionari.
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