Libano, si aggrava la crisi: al G8 nessun accordo
Secondo Al-Hayat, Israele concede tre giorni alla Siria per il disarmo di Hezbollah e la liberazione degli ostaggi: l'alternativa è la guerra. Molto apprezzato l'intervento del Papa, definito dai miliziani "difensore dei diritti dell'uomo e modello di santità".
Beirut (AsiaNews) Il governo israeliano ha dato un ultimatum di tre giorni alla Siria per interrompere gli attacchi di Hezbollah, procedere al disarmo della milizia e liberare gli ostaggi rapiti: l'alternativa è la guerra. La notizia viene dal quotidiano pan-arabo edito a Londra Al-Hayat, che nell'articolo cita fonti del Pentagono.
Secondo il giornale, "una fonte militare americana ha avvertito che se il mondo arabo e la comunità internazionale falliranno negli sforzi di convincere la Siria a fare pressioni su Hezbollah per il rilascio dei militari e per fermare l'attuale escalation, Israele potrebbe attaccare obiettivi nel Paese". "Washington - ha aggiunto la fonte - non può escludere la possibilità di un attacco israeliano in Siria".
Da parte sua, Damasco "assicura il proprio appoggio al Libano e al movimento degli Hezbollah alla luce degli attacchi che Israele conduce da mercoledì". Con un comunicato ufficiale del partito governativo Baath, diffuso questa notte, "il popolo siriano e' pronto a estendere il suo pieno appoggio al popolo libanese e alla sua eroica resistenza nel far fronte all'aggressione barbara di Israele e ai suoi crimini".
Fa breccia invece l'appello di Benedetto XVI alla pace, che persino l'emittente Al Manar, controllata da Hezbollah, ha messo in rilievo: "Il Papa ha detto lo speaker nell'editoriale quotidiano è un difensore dei diritti dell'uomo e modello di santità".
In Libano, il premier Fouad Siniora parla all'emittente Cnn e dice che il governo di Tel Aviv "sta facendo a pezzi il Libano". "Il governo libanese spiega nell'intervista - ha detto con chiarezza di non avere alcuna informazione sul sequestro: non abbiamo alcuna responsabilità, anzi sconfessiamo un atto simile". Rivolgendosi a Israele, Siniora ha poi chiesto "l'immediato cessate il fuoco", mentre Mouhamad Jawad Khalife, ministro della Sanità sciita, raggiunto telefonicamente da AsiaNews, ha detto: "Ci voleva tutta quest'ondata di violenza per liberare due soldati, quando noi libanesi da molti anni aspettiamo i nostri, di sequestrati?". Il ministro ha poi rivolto un appello "agli uomini di buona volontà affinché aiutino il Libano ed esercitino la loro pressione contro Israele, che vuole distruggere il Paese".
La diplomazia internazionale sembra inerme: il campo di incontro è Mosca, dove si apre oggi l'incontro del G8, ma una cena fra il presidente americano e quello russo, Vladimir Putin, avvenuta ieri sera conferma l'assenza di una linea comune sull'argomento.
Putin, l'ospite del summit, ha chiesto a Bush di "premere su Israele, il suo più stretto alleato in Medio Oriente, affinché cessi le ostilità". Bush ha risposto chiedendo a Putin di premere sulla Siria e l'Iran, i Paesi islamici a lui più vicini, affinché inducano i miliziani di Hezbollah a deporre le armi.
Dopo la cena, il portavoce del presidente americano Tony Snow ha confermato la mancata intesa. "Il presidente ha detto ai cronisti - pensa che Israele debba limitare per quanto possibile il numero delle vittime, ma non desidera prendere decisioni militari in sua vece". Parlando in prima persona, Putin ha invece detto che "se è inaccettabile la presa di ostaggi, lo è anche una massiccia operazione bellica".
Bush e Putin torneranno sulla crisi oggi a un incontro bilaterale, questa volta con i loro consiglieri, e in consultazioni separate con altri membri del G8, prima dell'inizio del vertice previsto in serata. (YH)