13/05/2024, 11.05
LIBANO
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Libami: oltre la crisi, la missione fra i bambini di strada di Beirut

di Fady Noun

Rifugiati, crisi bancaria e politica hanno acuito il malessere sociale della popolazione. Ai bisogni in aumento risponde un’associazione fondata nel 1986 grazie all’intuito di una vedova e di un sacerdote. Ad oggi sostiene oltre 600 famiglie nella zona nord della capitale. Nohad Azzi: “Solo la fede continua a tenere in piedi il Libano”.

Beirut (AsiaNews) - L’afflusso di rifugiati, la crisi bancaria e le turbolenze politiche (che bloccano l’elezione del presidente) hanno acuito oltre ogni possibile immaginazione uno dei grandi problemi che colpiscono oggi il Libano: il disagio e un sentimento diffuso di malessere sul piano sociale. Nel silenzio più completo, una immensa - e diffusa - condizione di povertà sta devastando il Paese dei cedri: bambini che vanno a letto senza mangiare; tramezzini con pane secco o purea di pomodoro come unico pasto; malati che muoiono sulla soglia dell’ospedale; abitazioni insalubri; studenti condannati all’abbandono scolastico e al lavoro precoce, per non parlare della violenza domestica e degli abusi sessuali commessi ai danni di minori. 

Fondata negli anni della guerra, situata in due appartamenti sovrapposti nel quartiere popolare di Sin el-Fil, “Libami” [che sta per LIBano-AMIcizia] è al servizio della sacca di miseria che si è venuta formando alla periferia nord di Beirut dove si ammassano mescolati fra loro libanesi, curdi, armeni, egiziani, iracheni, migranti asiatici e un numero crescente di siriani. Il bisogno di un’associazione si è venuto ad affermare a partire dal 1986, in seguito al grido di allarme lanciato da Nohad Azzi, una vedova di Damour, a p. Francis Leduc dei Padri bianchi Missionari d’Africa. Un religioso, ma soprattutto un vero uomo di ascolto scomparso nel dicembre 2022, che da 20 anni insegnava teologia morale all’Istituto superiore di studi religiosi dell’università Saint-Joseph.

Sono la tenacia, la fede e l’abnegazione dei fondatori che hanno permesso all’ente, che lavora dietro le quinte, di sopravvivere. “La crisi bancaria del 2019 ha spazzato via i donatori libanesi” racconta ad AsiaNews Nohad Azzi. “Oggi resistiamo - prosegue - grazie a una comunità gemella fondata a Cholet, in Francia, oltre alle sponsorizzazioni e ad alcuni importanti benefattori fuori dal Libano. Ma non sappiamo cosa ci riserverà il domani”.

Il ministero libanese degli Affari sociali non garantisce alcuna risorsa e le casse dello Stato, prosciugate da una classe dirigenti amorale e miope, si sono ormai svuotate. 

Ciononostante, Libami continua la propria opera grazie al contributo di una ventina di membri fissi fra i quali vi sono otto educatori e quattro assistenti sociali. Esso opera principalmente incontrando e sostenendo famiglie senza copertura medica o sociale, in particolare le più numerose formate da cinque, sei o fino a nove persone stipate in un’unica stanza con una parvenza di cucina, materassi arrotolati e un televisore. Di solito la madre è una donna delle pulizie, il padre un lavoratore a giornata nei casi migliori, altrimenti malato, disoccupato o… in prigione. Alcuni dei bambini possono soffrire di traumi di genere diverso fra cui autismo, sindrome di Down, ritardo mentale e solo per citare i casi più ricorrenti.

“Con queste famiglie” spiega l’attivista, “la Libami elabora un piano di azione che può assumere diverse forme: aiuti nell’emergenza (soprattutto medici), sostegno regolare sotto forma di sponsorizzazione scolastica (150 i beneficiari al momento) o di trasporto, integrazione dei membri della famiglia nelle attività organizzate dall’associazione”. In questo modo vengono aiutate con beni di prima necessità o altri programmi circa 600 famiglie.

Libami ha anche un laboratorio stagionale di cioccolateria in cui realizza un prodotto di qualità grazie alle materie prime provenienti dal Belgio. Esso si attiva alla vigilia delle festività, consentendo fra l’altro a 27 madri di famiglia di poter integrare il loro reddito. “Ogni anno vengono inviati a Cholet 600 chili di cioccolato” sottolinea con soddisfazione Azzi.

Salvare i bambini dalla strada

Libami fornisce anche un sostegno educativo a 70 giovani che vivono in alloggi angusti dove non vi è spazio sufficiente per lavorare o studiare. L’associazione mette a loro disposizione i propri locali ogni pomeriggio, dal lunedì al venerdì. Viene inoltre fornito loro un pasto caldo.

La vera preoccupazione di Libami sono prima di tutto i bambini di strada che non vanno a scuola o che vengono avviati al lavoro in tenera età come venditori di verdure, meccanici e altri piccoli laboratori. “Facciamo tutto il possibile - racconta Nadine, una delle educatrici - per allontanare i bambini dalla strada, che è una porta aperta a ogni tipo di pericolo: accattonaggio, delinquenza, adescamento, prostituzione, pornografia, droga e persino il commercio di organi. Cosa non farebbe - aggiunge - un bambino per cento dollari”.   

Nel quartiere si parla in maniera diffusa di un giro di pedofilia che è stato appena smantellato, i cui membri frequentavano le scuole pubbliche per adescare bambini e bambine. “Il Paese sta crollando - conclude Nohad Azzi, sensibile al clima di impunità e al decadimento delle istituzioni del momento - ecco perché solo la fede continua a tenere in piedi il Libano”. 

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