Lhasa, chiede giustizia dopo il terremoto: arrestato
Lhasa (AsiaNews) – Un esule tibetano, rientrato in patria, è stato arrestato ieri per aver inscenato una manifestazione solitaria davanti al tempio di Tsuglakhang, storico luogo di culto nella capitale del Tibet. Il giovane Samdup Gyatso, 28enne, è stato circondato da sette agenti della polizia: aveva una bandiera nazionale tibetana in mano e un’altra nel retro della maglietta; stava urlando slogan a favore del rientro del Dalai Lama e del rilascio del Panchen Lama.
Lo riporta il Tibetan Centre for Human Rights and Democracy, che al momento non ha informazioni sul luogo di detenzione del ragazzo. Questo, che ha manifestato durante l’ora della preghiera, chiedeva inoltre una corretta gestione della crisi post-terremoto nel Qinghai e la consegna alla popolazione dei beni di primo soccorso inviati dalla comunità internazionale. Secondo il manifestante, inoltre, il governo deve occuparsi delle comunità nomadi di Kyegudo, che versano in uno stato di particolare bisogno.
Samdup Gyatso è nato in una famiglia nomade della contea di Haiyan, nella prefettura autonoma tibetana all’interno della provincia del Qinghai. Dopo la fuga dalla regione verso l’India, avvenuta nel novembre del 2007, ha studiato presso la Sherab Gatsel Lobling, una scuola per i nuovi arrivati gestita dal governo tibetano in esilio a Dharamsala. Prima ancora si era formato nel monastero Jabdrung Gartok.
Nel marzo del 2008 è tornato a casa, attraverso il confine nepalese, ed è stato arrestato: portava con sé libri e discorsi del Dalai Lama, il leader buddista che il governo di Pechino accusa di indipendentismo. Rinchiuso nella prigione di Drapchi, ha passato sei mesi in galera. Si tratta del secondo arresto di un tibetano che chiede una corretta gestione dei beni inviati dopo il terremoto del Qinghai, che ha ucciso migliaia di tibetani.