30/09/2004, 00.00
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Legge sulla blasfemia: vessazioni e violenze contro tutte le religioni

Anche un ministro pakistano ammette che la norma per difendere l'Islam è manipolata per compiere abusi. Dal 1986 ad oggi 4 mila denunce di offese alla religione musulmana.

Lahore (AsiaNews) – I numeri parlano da soli: 151 musulmani, 59 ahmadis (membri di una setta musulmana, ndr), 65 cristiani e 5 indù incriminati per blasfemia, per un totale di 280 persone. Sono i risultati della legge sulla blasfemia, entrata in vigore in Pakistan nel 1986. La norma punisce con l'ergastolo chi offende il Corano e prevede la condanna a morte per chi insulta Maometto.

Dalla sua approvazione decine di cristiani sono stati uccisi per aver diffamato l'islam, 560 persone sono state accusate, 30 sono ancora in attesa di giudizio. La legge (sezioni 295-B, C, 298-A, B, C del codice penale pakistano) viene spesso usata per regolare vendette e odi personali. Il ministro per gli Affari religiosi, Ejaz ul Haq, in una recente intervista ha ammesso che negli ultimi 18 anni si è registrato "un abuso" della legge. Dal 1927 al 1986, infatti, si sono registrati solo 7 casi di blasfemia, mentre dal 1986 ad oggi ne sono stati notificati più di 4 mila.

Un recente rapporto della Commissione Giustizia e pace dell'arcidiocesi di Lahore dimostra come anche i musulmani ritenuti "eretici" siano vittime della legge. È il caso dello studioso Zahid Hussain Mirza, in carcere dal 1999 a causa del suo libro "Muqaam-e-Nabooat" ("Lo status del Profeta"). In questo testo Zahid ripresenta le interpretazioni riformiste riguardo il pensiero wahabita sulle visite alle tombe degli uomini e sull'identità del Profeta come "essere umano" e come "luce".

Zahid, durante i 5 anni di prigionia, si è ammalato di cancro allo stomaco: ha chiesto la scarcerazione per motivi di salute, ma la corte di Mirpur (210 km a nord di Lahore) gli ha negato la libertà provvisoria su cauzione. "Cinque anni di prigione per aver scritto un libro, senza alcuna prova, sarebbero inaccettabili in qualsiasi tribunale del mondo" afferma Peter Jacob, segretario generale della Commissione di Lahore, che si batte da anni per l'abolizione della legge.

Le minoranze religiose e gruppi per la libertà religiosa hanno più volte chiesto l'abrogazione della normativa: "La legge sulla blasfemia ha creato nuovi contrasti nella società pakistana e ha causato la crescita dell'intolleranza religiosa" dichiara Jacob. "La sofferenza causata a centinaia di persone e la perdita di vite umane a causa della legge dovrebbero bastare per convincere le autorità ad un suo deciso riesame" sostiene Jacob.

Nei mesi scorsi il presidente Musharraf aveva sollecitato la riforma della legge sulla blasfemia, che è avvenuta a luglio scorso, ma solo in termini tecnici e procedurali: la pena di morte per chi diffama l'islam è stata confermata.

Molti cristiani sono stati uccisi da estremisti islamici che si rifacevano alla legge sulla blasfemia. L'ultimo, Nasir Masih, 21 anni, morto il 20 agosto per le torture inflittegli dalla polizia. A maggio altri due cristiani, Samuel Masih e Javed Anjum, sono stati ammazzati: Samuel, accusato in base alla legge sulla blasfemia, è stato ucciso da un poliziotto in un ospedale di Lahore; Javed è stato torturato a morte da estremisti islamici della madrassa Jamia Hassan Bin Murtaza, nel Punjab. (LF)

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