Legge contro le violenze confessionali: vescovi indiani, apprezzamento con riserva
di Nirmala Carvalho
Il Parlamento si appresta a discutere una norma per prevenire le persecuzioni contro le minoranze. Conferenza episcopale: “buona partenza”, ma serve “più forza” nella prevenzione. I vescovi hanno promosso incontri con altre denominazioni cristiane ed esponenti musulmani e sikh. A fine ottobre presenteranno un memorandum al governo.
Delhi (AsiaNews) – Apprezzamento con riserva. È il giudizio espresso dalla Chiesa cattolica in India in merito al Communal Harmony Bill (Chb), che verrà discusso a breve dal Parlamento. Esso costituisce una buona base di partenza, ma vanno aggiunte “più clausole” per garantire maggiore forza nella “prevenzione delle violenze a sfondo confessionale”.
In queste settimane una Commissione parlamentare permanente sta esaminando la proposta di legge, una integrazione del Communal Violence Bill proposto nel 2005; essa intende prevenire nuovi casi di violenze contro le minoranze, come successo tra agosto e settembre dello scorso anno contro i cristiani in Orissa. Ultimati i lavori, la Commissione presenterà la normativa al Parlamento per l’approvazione.
La Conferenze episcopale indiana (Cbci) ha avviato una serie di incontri con diverse denominazioni cristiane; i vescovi hanno programmato anche un vertice speciale con altri esponenti delle minoranze (musulmani e sikh) e attivisti per formulare una risposta comune alla legge.
Padre Babu Jospeh, portavoce della Conferenza episcopale indiana, conferma ad AsiaNews l’attenzione della Chiesa per la legge, che definisce “un passo importante” per controllare “gli episodi di violenza in tutto il Paese” e un “deterrente” verso le frange fondamentaliste. Egli chiede “maggiore forza” alla legge che, fra i vari aspetti, ha il merito di “prevenire” gli scontri, piuttosto che “prendere provvedimenti” a posteriori.
P. Joseph spiega che “la polizia potrà rispondere direttamente ai tribunali… non ai ministri”, i possibili focolai di violenze saranno “monitorati con attenzione” e, se necessario, saranno istituiti “gruppi speciali” per assicurare “indagini giuste e imparziali”. “Troppe volte – sottolinea il sacerdote – abbiamo testimoniato in diverse parti dell’India una collusione fra i vari ministeri, per proteggere i colpevoli e favorire il ripetersi dei crimini”.
Per questo è essenziale una separazione “fra l’establishment politico e la magistratura” e l’assunzione di “responsabilità” a carico di chi “fallisce nel compito di assicurare l’ordine e la giustizia”. Il riferimento è alle forze dell’ordine e agli organi di giustizia che, vedi nel caso dell’Orissa, poco o nulla hanno fatto per proteggere i cristiani dalle violenze.
Fra le proposte avanzate dai vescovi, la richiesta che i risarcimenti alle vittime delle violenze sia garantita “dallo Stato” e non dagli “autori dei crimini”. I prelati chiedono anche che il “governo centrale intervenga” nel caso in cui i governi dei singoli Stati non siano in grado di controllare le violenze e una maggiore protezione dei diritti “di tutti i cittadini”.
Padre Jospeh Babu è infine favorevole alla creazione di tribunali speciali che giudichino per direttissima nei casi di violenze a sfondo confessionale; un ulteriore elemento “deterrente” per la prevenzione dei crimini. “L’ultima settimana di ottobre – conclude il portavoce dei vescovi – è in programma una consultazione a livello nazionale sulla legge, dopo la quale elaboreremo un memorandum da presentare al Ministro di grazia e giustizia”.
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