29/07/2008, 00.00
TIBET - CINA
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Leader tibetano: Vergogna per il Comitato Olimpico e i capi di governo a Pechino

di Nirmala Carvalho
Il direttore del Centro tibetano per i diritti umani e la democrazia critica il silenzio di Jacques Rogge sui diritti umani e chiede ai politici che partecipano alle Olimpiadi di domandare a Hu Jintao la sorte di 5500 prigionieri tibetani. Si teme che dopo le Olimpiadi la repressione aumenterà.

Dharamsala (AsiaNews) - “I diritti umani non sono migliorati in occasione dei Giochi. Questo è una vergogna per il Comitato olimpico internazionale e per la Cina”. Chi parla è Urgen Tenzin, direttore del Centro tibetano per i diritti umani e la democrazia (Tchrd) che prevede una “tragedia per i diritti umani” una volta che le Olimpiadi saranno concluse:

“Se i cinesi non si preoccupano di migliorare la situazione dei diritti umani ora, si può solo immaginare la tragedia post-Olimpica”.

Tenzin ricorda che la Cina ha vinto la candidatura ai Giochi Olimpici con la promessa fatta dal Comitato olimpico internazionale (Cio) e dalle autorità di Pechino di migliorare il rispetto per i diritti umani.

L’attivista tibetano punta il dito contro  Jacques Rogge, presidente del Cio, che giorni fa ha dichiarato a un giornale belga che “Il Cio non è autorizzato e non ha mezzi per influenzare questioni di sovranità” come “la situazione in Tibet”.

Tenzin definisce “irresponsabile” la dichiarazione del presidente del Cio. “Il governo cinese si è impegnata con il Cio a migliorare la situazione dei diritti umani in Cina e nel Tibet e ora queste promesse sono spudoratamente ignorate sia dalla Cina che dal Cio”.

“Ai Giochi olimpici – continua – la Cina annuncerà al mondo il suo nuovo status di grande potenza e purtroppo accuserà il Dalai Lama e il governo tibetano, come ha fatto per tutto questo tempo. Eppure il Dalai Lama è a favore dei Giochi, come pure il popolo tibetano: non siamo anti-cinesi, siamo solo contrari alla politica del governo”.

Secondo Urgen Tenzin il Cio dovrebbe almeno domandare “più trasparenza”: “Siamo preoccupati perché dalle manifestazioni del 10 marzo, almeno 6500 tibetani sono stati arrestati. Di questi un migliaio sono stati liberati, ma rimangono in prigione ancora 5500 persone. Le notizie che abbiamo parlano di confessioni estorte con la tortura e di processi-farsa”.

Tenzin si appella ai capi di governo che vanno a Pechino alle cerimonie olimpiche: “usate questa opportunità per parlare ad alta voce sui diritti umani e sulle violazioni in Cina e Tibet”. Il timore del direttore del Tchrd è che “una volta che le Olimpiadi sono finite, la Cina aumenterà la repressione contro il popolo tibetano”.

Dopo le violenze in Tibet dello scorso marzo e le pressioni della comunità internazionale, Pechino ha accettato – dopo anni – di incontrare alcuni inviati del Dalai Lama. “I nostri inviati, al loro ritorno hanno detto con chiarezza che la Cina non ha alcuna volontà politica per risolvere il problema tibetano. I capi di stato che vanno a Pechino devono domandare a Hu Jintao di aprire un dialogo significativo e diretto con il Dalai Lama”.

Ieri anche Amnesty International ha confermato le accuse di Tenzin: secondo l’organizzazione internazionale, la situazione dei diritti umani in Cina è peggiorata in occasione delle Olimpiadi. AI ha anche accusato il Cio di essere stato troppo silenzioso verso Pechino.

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