Leader talebano: nello Swat vale solo la Sharia, da introdurre in tutto il Pakistan
di Qaiser Felix
Sufi Muhammad afferma che nell’islam “non c’è spazio” per la democrazia e definisce i governi occidentali “un sistema di infedeli”. I talebani uccidono una coppia colpevole di adulterio. Attivisti e leader politici accusano il governo di aver consegnato la valle agli estremisti. Kabul teme “conseguenze terribili” per tutta la regione.
Islamabad (AsiaNews) – Nella valle di Swat è “valida solo la legge islamica” e tutto il sistema giudiziario del Pakistan deve essere regolato “secondo i dettami della Sharia”. È quanto affermato ieri da Sufi Muhammad, guida spirituale del movimento Tahrik-e-Nifaz Shariat Muhammadi (Tnsm), nel corso di un discorso pubblico a Mingora, la città principale della Swat Valley.
Il leader fondamentalista sottolinea che nell’islam “non c’è spazio per la democrazia” e definisce i governi occidentali “un sistema di infedeli” che ha diviso il Paese grazie al sostegno della Corte suprema e delle Alte corti locali. Per questo egli chiede l’allontanamento di tutti i giudici dalla divisione di Malakand “entro quattro giorni” e “minaccia conseguenze” se le richieste non verranno accolte.
Sottoscritta fra il governo della North West Frontier Province (Nwfp) e il Tnsm per porre fine ad anni di guerre e violenze, la Sharia è entrata in vigore il 16 febbraio scorso. Il 13 aprile il presidente pakistano Asif Ali Zardari ha firmato il decreto che sancisce la validità, ratificando l’approvazione unanime dell’Assemblea nazionale.
Gli effetti della “talebanizzazione” della Swat Valley sono ormai evidenti: ieri la televisione pakistana Dawn News ha trasmesso le immagini di una esecuzione pubblica di una coppia colpevole di “avere una relazione al di fuori del matrimonio”. La condanna a morte è stata eseguita da un gruppo di estremisti islamici del distretto di Hangu, vicino al confine con l’Afghanistan. Il fatto segue di pochi giorni la diffusione di un altro video, ripreso da un telefono cellulare, della fustigazione pubblica della 17enne Chand Bibi. La ragazza è stata punita perché “è uscita di casa” con un uomo che non era il marito. La brutalità dei talebani ha suscitato sdegno e riprovazione in tutto il Paese: unanime la condanna di esponenti della società civile e degli attivisti per i diritti umani.
Tuttavia, il governo centrale e i funzionari locali della North West Frontier Province (Nwfp) ribadiscono che l’introduzione della Sharia è frutto della volontà di tutta la popolazione dello Swat, favorevole all’accordo, e sottolineano che è “la soluzione migliore per mettere fine” ad anni di guerriglia.
Abdul Basit, portavoce del Ministero degli esteri, afferma che la maggioranza dei pakistani approva l’accordo di pace nello Swat, che favorirà la stabilità nell’area. Una posizione sconfessata dalla Commissione per i diritti umani del Pakistan (Hrcp), che definisce il 13 aprile il giorno della “resa infamante” ai talebani. “Una sottomissione umiliante – spiega Asma Jahangir, presidente di Hrcp – dello Stato alle forze dell’oscurità”. La Commissione denuncia la mancata documentazione di abusi verso le donne, i bambini e le minoranze, conseguenza diretta dell’introduzione della legge islamica.
Nel Paese si moltiplicano le posizioni contrarie alla firma: Sherry Rehman, ex Ministro pakistano dell’informazione, non nasconde le sue riserve e si chiede chi “proteggerà i diritti delle donne”. Secondo l’ex ministro la “giustizia” dei talebani è una seria minaccia per la popolazione e ricorda che solo “lo Stato è garante del diritto nel Paese”. L’allarme appare giustificato alla luce delle recenti dichiarazioni di Sufi Muhammad, il quale garantisce “piena protezione alle donne” e una “vita migliore, ma dietro il velo”.
La valle di Swat, un tempo famosa per il turismo, è ormai abbandonata; gli oltre 130 hotel della zona sono vuoti, le donne non possono uscire di casa, gli uomini devono farsi crescere la barba, le scuole vengono sono bersaglio di attentati e le ragazze non possono praticare alcuna attività sportiva. Il solo partito ad opporsi – senza successo – alla ratifica della legge è il Muttahida Qaumi Movement (Mqm) che non crede alle promesse di pace: “Quanti hanno sostenuto l’accordo – denuncia Farooq Sattar, presidente del partito – hanno tradito il mandato dei loro elettori”.
Un allarme giunge anche dal governo del vicino Afghanistan, che prospetta “conseguenze terribili” per tutta la regione. “Non vogliamo interferire in questioni interne al Pakistan – afferma il portavoce del presidente afghano Hamid Karzai – ma prendere accordi con i terroristi e consegnare loro una parte del Paese potrebbe portare conseguenze terribili nel lungo periodo”.
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