28/06/2013, 00.00
MYANMAR
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Leader religiosi: pace e armonia, unica via per lo sviluppo del Myanmar

di Francis Khoo Thwe
A Yangon l’ambasciatore statunitense ha riunito esponenti delle principali fedi. Per i cattolici ha partecipato l'arcivescovo, mons. Charles Bo. Rispetto e unità nella diversità i principi alla base della convivenza. A una nazione giovane servono “istruzione, salute e sviluppo”, non guerre e conflitti.

Yangon (AsiaNews) - Una speciale benedizione per tutti i cittadini e l'invito a collaborare per "la pace e la prosperità" di tutti, a prescindere dalla fede o dal credo religioso professato. È il passaggio più importante e significativo del messaggio interconfessionale pubblicato al termine dell'incontro avvenuto ieri a Yangon fra gli esponenti delle più importanti religioni birmane. A promuovere l'iniziativa Derek J. Mitchell, ambasciatore statunitense in Myanmar, alla quale ha partecipato - in qualità di delegato dei cattolici - l'arcivescovo Charles Bo come anticipato nei giorni scorsi da AsiaNews.

All'incontro erano presenti fra gli altri rappresentanti cristiani, musulmani, buddisti; essi hanno voluto rilanciare il principio della "unità nella diversità" e del "rispetto" per opinioni e modi di fare diversi. Perché, aggiungono i leader religiosi, "la pace è la sola via per tutti noi" per garantire ciò che si aspettano le nuove generazioni, che sono poi la maggioranza in Myanmar: istruzione, salute e sviluppo umano.

Nella nota inviata da mons. Charles Bo ad AsiaNews si ricorda anche che "nessuna religione promuove l'odio". Ed è compito dei leader e dei rappresentanti delle varie fedi "astenersi da discorsi che fomentino odio, colpiscano qualcuno a causa della fede, causino danni o ferite, colpiscano specifici gruppi".

Da tempo il Myanmar è attraversato da violenti conflitti etnico-religiosi, che vedono contrapposte la maggioranza buddista e la minoranza musulmana. In particolare, nello Stato occidentale di Rakhine, al confine col Bangladesh, si assiste a una vera e propria repressione dei musulmani Rohingya, accusati di essere immigrati irregolari. Scontri, assalti, attacchi mirati o singoli focolai di tensione hanno causato ad oggi centinaia di morti e migliaia di sfollati nell'inerzia - se non connivenza in alcuni casi - di istituzioni e forze di polizia. A fomentare tensioni e divisioni anche la recente proposta di un gruppo di monaci buddisti, che intende proibire i matrimoni misti.

Le divisioni possono "causare ritardi" nel cammino di riforme, avvertono i leader religiosi birmani, e interrompere lo "sviluppo" umano e sociale del Paese. Tuttavia, "arrivati a questo punto è importante che tutti, uomini e donne, camminino assieme all'insegna dell'amicizia" che sola potrà garantire "pace e prosperità per tutti". Lanciamo un appello a ciascun fedele, concludono, perché "la pace è la sola strada percorribile per la nostra nazione". 

 

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