Leader musulmani indiani: "Per risparmiare, il governo non manda i fedeli alla Mecca"
I leader religiosi accusano il governo di avarizia ed inettitudine, perché ha costretto circa 38mila fedeli a non partecipare al pellegrinaggio, uno dei precetti fondamentali dell'islam.
Gorakhpur (AsiaNews) I leader dell'islam indiano sono "infuriati" con il governo che "per risparmiare" non ha chiesto all'Arabia Saudita i permessi per l'Haj, il pellegrinaggio alla Mecca, per circa 40mila fedeli.
Hafiz Nausad Azami, leader religioso e membro della Commissione centrale che coordina l'Haj, spiega ad AsiaNews che "per la prima volta, 38mila musulmani indiani non potranno effettuare l'annuale pellegrinaggio dell'Haj, uno dei cinque precetti fondamentali di ogni fedele osservante, per problemi burocratici".
Azami accusa "l'inetto governo centrale", che "non ha chiesto, come gli avevamo segnalato, 148mila permessi di ingresso al governo saudita, ma solo 110mila. E' ovvio che non ci sarebbero stati rifiutati i permessi in più: si tratta solo di negligenza".
Più che di negligenza, un attivista sociale islamico parla di "avarizia". Secondo Feroj Alam, che collabora con la Commissione, Delhi "vuole evitare di spendere soldi per noi musulmani. Il governo, che copre il 20 % delle spese di ogni pellegrino, ha trovato questa soluzione per risparmiare denaro".
L'attivista sottolinea però che "chi è stato costretto a rimanere in India è per la maggior parte anziano e non ha alcuna certezza di poter compiere il viaggio l'anno prossimo. Per questo è imperativo che il governo intervenga a livello diplomatico, ottenga dei permessi in più e li lasci partire".
Secondo il diritto musulmano, l'Haji va compiuto nel mese lunare di dhū l-hijja, ultimo mese dell'anno islamico. In tutti gli altri mesi il rito è chiamato "umra", pellegrinaggio minore e non obbligatorio che si differenzia dall'Haji per la sua minor durata e per i suoi più semplici momenti liturgici. Quest'anno, il mese lunare inizia il 22 novembre.
