Leader islamici indiani condannano l’attacco ai cristiani nel Kashmir e Punjab
di Santosh Digal
Le violenze contro fedeli o la denigrazione di luoghi di culto sono gesti “deprecabili e incivili”. Essi chiedono azioni legali contro i colpevoli e invitano i musulmani a manifestare il dissenso in modo “pacifico”. AICC condanna la campagna “Brucia il Corano”. Sacerdote indiano: i media devono astenersi dal dare spazio a gente malata.
New Delhi (AsiaNews) – La profanazione di un testo sacro è un gesto “deprecabile e incivile”, ma va condannata al contempo “la violazione di chiese” nel Punjab e in Kashmir. È quanto sottolineano i leader musulmani in India, che bollano come “spregevole” sia l’iniziativa del pastore Usa che ha invocato il rogo del Corano, sia l’assalto a luoghi di culto cristiani nel Paese. “La profanazione di qualsiasi sacra scrittura – aggiungono i capi islamici –o la denigrazione di qualunque personalità religiosa o gli assalti a luoghi di culto, ovunque si trovino nel mondo… è un gesto deprecabile e incivile”.
Syed Shahabuddin, presidente di All India Muslim Majlis-e Mushawarat, Asaduddin Owaisi, capo di Majlis-e-Ittehadul Muslimeen e Zafarul Islam Khan, direttore di Milli Gazette hanno sottoscritto un documento comune in cui – riferendosi agli attacchi contro i cristiani nel Kashmir e a Maler Kotla, nel Punjab – precisano che: “l’islam proibisce in modo chiaro atti e comportamenti di questo tipo”. I leader musulmani invitano “le autorità interessate a intraprendere ogni azione legale contro i colpevoli”. Essi aggiungono infine che, “a prescindere dalla provocazione” – la campagna del pastore Usa Terry Jones – i musulmani “dovrebbero limitare le manifestazioni di dissenso e le proteste” secondo modalità “pacifiche, comunicati stampa e appelli alle autorità interessate”.
Intanto sul fronte dell’ordine pubblico, i Ministri capi del Jammu and Kashmir e del Punjab hanno avviato le procedure necessarie per garantire la sicurezza delle comunità cristiane nelle aree teatro di scontri. Sulla diatriba “Brucia il Corano” per commemorare l’11 settembre è intervenuta anche la All India Christian Council (AICC), denunciando l’iniziativa come foriera di ulteriori violenze. “Il modo migliore – sottolineano i leader cristiani – per ricordare la memoria di vittime innocenti […] è rinunciare alla violenza, soprattutto quella di matrice confessionale”. AICC chiede anche l’arresto dei colpevoli dell’attacco alle scuole cristiane e alle chiese, assicurando al contempo i diritti delle minoranze cristiane.
La campagna del pastore Usa Jones, che ha scatenato focolai di violenze in diverse zone dell’Asia, è criticata con durezza anche da p. Pushpa Augustine, esperto di islam e segretario esecutivo della Conferenza per l’ecumenismo dei vescovi indiani. Il religioso spiega ad AsiaNews che “è totalmente contrario allo spirito del Cristianesimo e degli insegnamenti di Cristo”, perché va contro “la natura del rispetto umano e della dignità umana”. Egli invita a “ignorare” queste persone in futuro e lancia un monito ai media: “dovrebbero astenersi dal dare spazio a persone dalla mente malata”.
Sulla questione è intervenuto anche il card Oswald Gracias, presidente dei vescovi indiani, che a nome della Chiesa cattolica condanna il gesto. “Sono grato al Vaticano – aggiunge il porporato – per aver denunciato la campagna “Brucia il Corano”. Diversi leader cristiani nel mondo hanno unito le mani per deprecare queste azioni anti-islamiche”.
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