Leader del Bjp accusati per la distruzione della moschea di Ayodhya
L’indagine condotta dal giudice Liberhan accusa L K Advani, M M Joshi e l’ex premier A B Vajpayee di connivenza con gli estremisti indù che nel 1992 rasero al suolo il luogo di culto musulmano. Dall’assalto alla moschea scaturirono disordini in cui morirono oltre 2mila persone, per la stragrande maggioranza musulmani.
New Delhi (AsiaNews/Agenzie) - La leadership del Bharatiya Janata Party (Bjp) è sotto accusa per il suo coinvolgimento diretto nella demolizione della moschea di Bābar, ad Ayodhya nell’Uttar Pradesh, avvenuta nel 1992. Il 6 dicembre di 17 anni fa, circa 150mila militanti dell’organizzazione indù Sangh Parivar rasero al suolo il luogo di culto islamico (foto) e dall’assalto scaturino disordini in cui morirono oltre 2mila persone, per la stragrande maggioranza musulmani.
Il giudice Manmohan Singh Liberhan ha presentato all’inizio della settimana il risultato dell’inchiesta. Nelle1029 pagine di rapporto i leader del Bjp sono definiti come “pseudo-moderati”, conniventi con gli estremisti indù. Tra di essi ci sono anche personalità illustri del partito come Lalchand Kishen Advani, oggi leader dell’opposizione a New Delhi, Murli Manohar Joshi, ex Ministro per lo sviluppo, e Atal Bihari Vajpayee, premier dal 1998 al 2004.
Che il Bharatiya Janata Party fosse coinvolto nella distruzione della moschea di Bābar non è mai stato messo in dubbio. Il giorno dopo l’assalto, il governo di New Delhi sciolse i governi di quattro Stati guidati dal Bjp, arrestò per qualche giorno i suoi leader insieme a quelli del Viswa Hindu Parishad (Vhp), e mise al bando i gruppi radicali indù e musulmani.
Il rapporto Liberhan ha però scatenato il caos nel dibattito politico indiano perché punta l’indice contro i responsabili ultimi del partito. “Non si può pensare nemmeno per un momento – scrive il giudice – che L K Advani, A B Vajpayee e M M Joshi non fossero a conoscenza dei disegni dello Sangh Parivar”. Liberhan non concede ai tre nemmeno “il beneficio del dubbio” né la possibilità di “essere esonerati delle loro responsabilità”.
La vicenda della moschea di Bābar, o Babri Masjid, è un emblema della politica estremista dei nazionalisti indù. Costruita nel 1528 ad Ayodhya, che la tradizione indiana considera città natale di Rām, incarnazione del dio Vishnu, è da secoli al centro di contenziosi tra musulmani e indù. Questi ultimi affermano che la moschea è costruita sulle rovine di un antico tempio indù.
La storia più recente ha fatto si che Ayodhya diventasse uno dei centri del movimento di liberazione dalla presenza musulmana nei luoghi santi indù lanciato dal Vhp nel 1984. Dopo diversi tentativi di abbattere il Babri Masjid ed avviare la costruzione del tempio indù ad Ayodhya, i militanti del Sangh Parivar raggiunsero il loro intento nel 1992. Il 6 dicembre, convocati ad Ayodhya per una cerimonia simbolica di inizio del cantiere del tempio indù si scagliarono contro la moschea abbattendo le tre cupole in meno di tre ore. Tutto avvenne senza che la polizia, schierata in forze insieme a contingenti paramilitari, intervenisse. Nella notte venne costruito un piccolo tempio indù sulle macerie del Babri Masjid.
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