Leader dei Gelsomini: I Fratelli musulmani vogliono zittire ogni egiziano
Il Cairo (AsiaNews) - "Il clima di terrore scatenato dai Fratelli Musulmani contro i loro oppositori, non riguarda solo i partiti avversari e i media, ma tutti gli egiziani che non la pensano come gli islamisti". È quanto afferma ad AsiaNews Nagui Damian, giovane cristiano copto-cattolico fra i leader della Rivoluzione dei gelsomini. Egli sostiene che il recente giro di vite lanciato dal procuratore Talaat Abdallah contro i media culminato con l'incriminazione di Bassem Yousef (v. foto), famoso comico televisivo, è un gesto autoritario del governo per intimorire e zittire ogni egiziano in vista delle prossime elezioni previste per luglio.
Nelle scorse settimane i militari hanno arrestato decine di attivisti al Cairo e ad Alessandria, in protesta contro la legge che prevede un limite alle manifestazioni del dissenso politico. Intanto ieri, il Consiglio della Shura dominato dai partiti islamisti ha votato per consentire slogan religiosi durante la campagna elettorale.
"I Fratelli Musulmani stanno facendo di tutto per mantenere il potere - afferma Nagui Damian - la crisi economica ed istituzionale di questi anni ha spinto verso gli ideali della rivoluzione sempre più persone. Ora anche i contadini dell'Alto Egitto hanno iniziato a manifestare contro gli islamisti". "Anche i più ignoranti - continua - hanno smesso di credere alle dichiarazioni del presidente che finora ha addossato i problemi del Paese sugli uomini del vecchio regime di Mubarak". Secondo il giovane la stretta sui media e l'esaltazione della religione è un modo per impedire che la gente conosca il vero volto di Mohamed Morsi e dei suoi alleati.
Oggi, il procuratore islamista Talaat Abdallah ha dato il via a una nuova "offensiva" contro Bassem Yousef, il più famoso comico egiziano, sotto accusa per aver diffamato l'islam e il presidente Mohamed Morsi nel suo programma televisivo el-Bernameg. Incarcerato lo scorso 31 marzo, l'uomo è stato rilasciato dopo il pagamento di una cauzione di circa 3mila euro e un interrogatorio durato quasi cinque ore. Secondo fonti giudiziarie Abdallah avrebbe pronta una serie di nuovi capi di imputazione contro il comico fra cui "la minaccia alla sicurezza pubblica".
Il caso di Yousef, considerato il Jon Stewart egiziano, ha scatenato molte polemiche sui media nazionali e mondiali. Attivisti e leader dei partiti di opposizione temono una virata autoritaria del governo di Mohamed Morsi che in questi mesi ha fatto di tutto per piazzare uomini di sua fiducia nelle istituzioni legate al potere giudiziario centrale e periferico.
Dopo la salita al potere dei Fratelli Musulmani, il comico ha più volte criticato nel suo show, (seguito da oltre 30 milioni di persone), le mosse del presidente Morsi e la deriva islamista del Paese. La sua ironia e soprattutto il suo largo consenso non sono passati inosservati. I canali televisivi gestiti dai salafiti hanno iniziato una vera e propria campagna diffamatoria nei confronti dell'uomo, di origini cristiane. L'invettiva televisiva si è concretizzata in diverse denunce per blasfemia, offesa dell'islam e insulti al presidente Mohamed Morsi, accuse che Youssef ha sempre rigettato giudicandole "strumentali e false". (S.C.)