Leader cristiani: Pericolosi i commenti della Suprema corte sull’omicidio di Graham Staines
Mumbai (AsiaNews) – La Suprema corte ha confermato l’ergastolo per Dara Singh (nella foto), responsabile dell’omicidio del pastore Graham Staines e di suoi due bambini nel 1999. (21/01/2011 Confermato l'ergastolo per Dara Singh, assassino del pastore Graham Staines). Ma alcune osservazioni a lato della sentenza appaiono ambigue e pericolose perché sembrano giustificare la violenza interreligiosa e anti-cristiana. Il cardinal Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale dell’India, ha espresso profonda preoccupazione per le osservazioni della Suprema corte relative all’assassinio di Graham Staines e dei suoi due bambini, in cui si dichiara che “l’intenzione era quella di dare una lezione a Graham Staines per le sue attività religiose, in particolare convertire i poveri tribali al cristianesimo”.
Parlando ad AsiaNews il cardinale afferma: “Mentre sono felice della decisione dei giudici di non comminare la pena di morte, perché sono contrario alla pena di morte, sono preoccupato per le implicazioni e interpretazioni delle loro osservazioni. Da un punto di vista legale, la parola “intenzione” è preoccupante, e potrebbe risultare pericolosa. Sono preoccupato per le interpretazioni che potrebbero essere date a questo giudizio, e soprattutto per le implicazioni che questa sentenza potrebbe avere in futuro. C’è la possibilità che sia interpretata come qualcosa che da’ la licenza ad altri; e l’altra possibile interpretazione è che uno possa non rispettare le garanzie costituzionali e di libertà date a tutti e ciascuno dei cittadini di questo paese, inclusi i nostri fratelli e sorelle Dalit e tribali”.
Il presidente della Conferenza episcopale indiana continua: “Il fatto è che la Commissione ha rilevato che non c’è stato nessun incremento significativo nel numero dei cristiani, e soprattutto che Graham Staines stava rendendo servizio ai malati di lebbra, e che non c’è assolutamente nessuna evidenza di qualsiasi tipo di ‘conversione forzata’; e la Chiesa è assolutamente contraria alla conversione forzata. Così sono profondamente preoccupato per le implicazioni di questa sentenza. Dal punto di vista della libertà di religione ciascuno è libero costituzionalmente di praticare, predicare e propagare la sua fede e i suoi convincimenti. La libertà religiosa è un diritto umano, e soprattutto è un diritto umano di ciascuno la possibilità di presentare la sua fede agli altri, ed è un diritto umano di ogni persona la possibilità di accettare liberamente una fede religiosa e praticarla”.
Anche i gruppi cristiani per i diritti umani – - All India Christian Council, il Global Council of Indian Christians (GCIC) e Civil Society – esprimono preoccupazione per i commenti dei giudici sui casi di violenza interreligiosa legati alla conversione. Civil Society in particolare critica questa osservazione della Suprema corte: “E’ fuori discussione - si dice - che non c’è nessuna giustificazione per interferire nella fede di qualcuno con ‘l’uso della forza’, la provocazione, la conversione, l’incitamento o in base all’erronea premessa che una religione è migliore di un’altra. Questo colpisce le radici stesse di una società ordinata, quella che i Padri fondatori della nostra Costituzione hanno sognato”. In tal modo la corte lascia trasparire lo spauracchio di fantomatiche conversioni forzate.
“Questa dichiarazione - afferma Civil Society - è chiaramente incostituzionale e va contro le garanzie di libertà di fede, da una parte, e dall’altra sembra riconoscere il diritto di un’azione di controllo a criminali come Dara Singh, che hanno voluto ‘impartire una lezione’ a persone che si occupvano di lebbrosi e di poveri”. Civil society si chiede se la Suprema corte ha preso in considerazione il rapporto della Commissione Wadhwa, istituita per investigare sull’assassinio di Graham Staines, che ha osservato che “non c’è stato nessun incremento di popolazione cristiana nel distretto di Keonjhar fra il 1991 e il 1998. La popolazione è cresciuta di 596 unità in questo periodo, e questo probabilmente è avvenuto per crescita naturale”.
Secondo Civil Society , “la sentenza della Suprema corte può mandare segnali sbagliati ai tribunali che giudicano casi di violenza interreligiosa in Kandhamal e in altri luoghi. E tende a prevenire le contestazioni contro ‘leggi nere’ emanate da molti stati sotto la forma di Leggi sulla libertà religiosa. L’India laica guarda alla Suprema corte e all’apparato giudiziario come l’ultima speranza di mantenere le garanzie costituzionali per le minoranze religiose e gli altri gruppi marginalizzati. Lo Stato non può abdicare alle sue responsabilità nel difendere il tessuto laico del Paese. Ci attendiamo che il governo chiede alla Suprema corte di espungere quelle osservazioni non necessarie, non opportune e incostituzionali”.